Far ripartire la filiera avicola molisana utilizzando il marchio della sua ‘età dell’oro’, Arena. Questo l’obiettivo di massima della Dasco, ramo commerciale della Sagem, che ha presentato un’offerta in tribunale a Campobasso per rilevare l’azienda di Bojano.
Il giorno dopo l’apertura della busta – 400mila euro per l’affitto e 4 milioni per l’acquisto del primo lotto – commenti e dettagli sull’operazione. Realtà importante nella galassia Confcooperative, il gruppo ha un fatturato di 100 milioni annui. Cosa vuole realizzare in Molise la società di cui è amministratore Danilo Iannascoli? Ha chiesto di gestire la filiera bassa – dunque l’incubatoio – e la prima e seconda lavorazione: polli e prodotti fino al petto di pollo a fette. Secondo indiscrezioni che circolano nell’ambiente, Sagem avrebbe in corso contatti con gli allevatori di Tripla A e con quelli di altri grandi marchi. Non si esclude che intercetti l’interesse dei ‘battitori liberi’ che pure ci sono nel variegato mondo dei ‘pollaioli’ molisani.
“Porteremo nei supermercati un pollo più ruspante”, ha anticipato a Il Centro Iannascoli una settimana fa. C’è ancora stretto riserbo sul piano industriale, ma il ‘pollo più ruspante’ ne sarebbe un elemento centrale. Il che fa pensare ad un particolare tipo di allevamento e produzione. Che potrebbe far coesistere, nell’incubatoio, l’attività del nuovo imprenditore e quella di Aia. Il colosso di Verona, nonostante la visita del patron Veronesi a Bojano, non ha risposto al bando. Ma non ha spostato le sue attività del Centro-Sud. Continua a macellare, in affanno, a Napoli. E in Molise ha incrementato i riproduttori, con obiettivo 900mila uova. Uova da incubare. Spostarle non è impossibile, ma non è molto conveniente. Tutto farebbe pensare che Aia vuole mantenere il contratto in conto lavorazione con l’incubatoio di Bojano. E c’è chi non esclude, in prospettiva, l’ipotesi che a Monteverde Aia possa produrre l’eccedenza di Napoli. Una sorta di joint venture con la ‘nuova Arena’.
Il punto debole, noto, dell’affare forse è proprio l’impianto. Costruito negli anni ’70 e rinnovato negli anni ’90. I macchinari presenti non sono quelli usati nelle moderne imprese agroalimentari, tanto che Dasco nell’offerta li avrebbe esclusi dalla propria proposta economica. Piuttosto che deprezzarli troppo, avrebbe preferito lasciarli alla disponibilità delle procedure. Segno che conta, nell’immediato, di acquisire impianti nuovi e all’avanguardia. Sul cronoprogramma degli abruzzesi, però, pesano i tempi giuridici delle procedure di vendita.
Quanti torneranno a lavorare con la ripartenza? Circolano dei numeri. Quello più ripetuto non è così draconiano come si poteva immaginare: 150 gli addetti che si potrebbero reimpiegare. A fronte, certo, di 280 che oggi sono in cassa integrazione. Un passaggio che non sarà indolore, ma che grazie alle agevolazioni e alle misure previste dal riconoscimento di area di crisi potrebbe rivelarsi meno cruento. Incentivi all’assunzione di chi lavorava in Gam o agli ex dipendenti per l’autoimpiego, accompagnamento alla pensione. Sagem è una coop, il progetto è stato portato avanti a strettissimo contatto con Confcooperative Molise. Agli operai, lo dice chiaramente la segretaria della Uil Boccardo, sarà chiesto di diventare soci. “Sono pronti a fare gli imprenditori di loro stessi?”, si chiede la sindacalista.
In attesa che il giudice si pronunci sull’offerta, i vertici della cooperativa dovrebbero tornare in regione la prossima settimana per un incontro col governatore Frattura.

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