Dopo l’attesa dello spoglio, arriva la riflessione del presidente della Provincia di Isernia, Lorenzo Coia. Che parla di maggioranza ‘comoda’ e di lavoro premiato.

“Con il mio voto potrò contare su una tranquilla maggioranza fino alla scadenza del mandato nel 2019. Il grande sconfitto Michele Iorio che, nonostante l’apparentamento con Massimo Romano, con la lista unica di Coscienza Civica e insieme per il Molise, non riesce a sfondare tra i 584 amministratori locali di questa provincia che, in termini assoluti, gli attribuiscono il 46 % dei consensi. Il dato politico registra una spaccatura del centro destra, con Forza Italia e Fratelli d’Italia fuori dalla contesa ed il Centro Sinistra “ Insieme per la Provincia di Isernia “ che, nonostante la defezione del consigliere Di Pilla, vicino al movimento di Vincenzo Niro, conferma un 54 % dei consensi . Alla vigilia si parlava di “Anatra zoppa “ ovvero di una maggioranza consiliare diversa da quella del Presidente, di dimissioni imminenti e di procedure di sfratto per Coia da Via Berta, gli amministratori/elettori hanno votato diversamente.

Il mio messaggio di trasformare la Provincia in una “Casa dei Comuni” attenta alle necessità del territorio e a servizio delle autonomie locali è stato recepito. La stessa affluenza del 80.45 % è testimonianza dell’affezione a questo Ente di area vasta, rinvigorito dalla bocciatura della Riforma costituzionale. Le aree interne e marginali che sono state le priorità dell’azione del mio Governo hanno risposto con l’elezione di consiglieri espressione dell’Alto Molise, della Valle del Volturno, di Frosolone oltre che di Isernia e Venafro”.

2 Commenti

  1. Simonetta Dall'Oglio scrive:

    E volevo ben vedere! Comunque sia, le province non andavano rinnovate: sono enti inutili, doppioni dei comuni, e costano cinque miliardi di euro all’anno. Avete votato no al referendum costituzionale? E adesso tenetevi questo carrozzone!!

  2. Dario Autieri scrive:

    E meno male che e’ stato sconfitto!! I molisani sarebbero stati dei soggetti da curare se lo avessero fatto tornare protagonista della politica nostrana, dopo aver constatato lo sfascio durante i suoi anni di governo.

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