Nel tardo pomeriggio di ieri il via libera della Camera alla questione di fiducia posta dal governo sulla cosiddetta ‘manovrina’. I voti favorevoli sono stati 315, i contrari 142 (cinque gli astenuti). Stamattina è prevista la votazione finale dell’Aula, poi il disegno di legge passerà all’esame del Senato. Il decreto deve essere convertito in legge entro il 23 giugno.
Uno scossone, che complica le cose, c’è stato.
Mdp non ha partecipato alla votazione. Lo ha comunicato il capogruppo Francesco Laforgia, motivando l’atteggiamento come protesta contro l’inserimento delle norme sui voucher: «Non vogliamo essere corresponsabili. Noi abbiamo sempre dimostrato senso di responsabilità e continueremo a farlo», ha detto. Ha poi aggiunto di sperare in una correzione al Senato, dove – senza i voti dei Democratici e Progressisti – il governo rischia di cadere. A Palazzo Madama la maggioranza ha 172 voti, 11 in più di quelli necessari per ottenere la fiducia. Ma senza l’apporto dei 15 bersaniani non ci sarebbero più i numeri per andare avanti.
La manovrina contiene anche l’articolo 34 bis, che approva con forza di legge il programma operativo straordinario 2015-2018 del commissario della sanità molisana Paolo Frattura. Ed è questa l’ulteriore ragione per cui Danilo Leva, deputato ex Pd e leader in Molise di Mdp, non ha votato la fiducia al governo sul provvedimento. «Non voterò la fiducia al governo sulla manovrina. Non lo farò – ha spiegato nel primo pomeriggio di ieri Leva – per due ordini di motivi: la reintroduzione dei voucher dopo la neutralizzazione di un referendum chiesto da milioni di cittadini italiani e per l’avallo alla privatizzazione del sistema sanitario della mia regione contenuto nell’articolo 34-bis. I problemi di questo Paese non si risolvono con l’arroganza».

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