«Io non ho ancora capito se il Pd e la sua segretaria vogliono fare le primarie o no». Danilo Leva, principale destinatario delle dichiarazioni piuttosto incendiarie di Micaela Fanelli, dice di non essere meravigliato. «L’arroganza della classe dirigente del Partito democratico è il suo tratto distintivo».
In sostanza Fanelli, a Isernia per presentare la ‘due giorni’ di festa provinciale, alle domande sulle regionali ha risposto che l’Ulivo 2.0 si sta dimostrando un bluff. Il fronte che cerca un’alternativa a Frattura non ha candidati, ha detto la segretaria, Di Pietro ha chiuso la porta a cui Ruta e Leva hanno bussato. Quindi, se hanno nomi li tirino fuori. Altrimenti, senza alternative a Frattura da sottoporre al vaglio del popolo dei gazebo, «non so neanche di che stiamo parlando».
«La Fanelli non deve preoccuparsi di chi candidiamo noi ma di chi candida lei, se il nome del Pd ha la forza per stare dentro la competizione delle primarie. Si preoccupi del suo partito che è dilaniato. La verità – ribalta la situazione il deputato di Mdp – è che cresce sempre più il fronte di chi sente l’esigenza di costruire un’alternativa a Frattura e si assottiglia sempre più quello di chi difende il potere per il potere, metodo utilizzato in questi anni».
Arroccati e sempre meno numerosi, così Leva descrive i sostenitori della ricandidatura in automatico del governatore in carica. «Di Pietro si è sfilato, poi lo ha fatto Centro democratico. Come sempre accade, è l’arroccamento tipico del potere che spara i suoi ultimi colpi, di chi si consuma poco alla volta».
Ma l’ex pm di Mani pulite è (o era) o no il candidato dell’Ulivo 2.0 alternativo a Frattura? Con cui, anzi, l’Ulivo 2.0 puntava a convincere il presidente a fare un passo indietro? «Mi sembra che Di Pietro appartenga al fronte di chi sostiene l’esigenza di un’alternativa, ha cioè manifestato contrarietà alla ricandidatura di Paolo senza primarie». L’endorsement resta sfumato, però. Il fondatore di Articolo 1 in Molise infatti, incalzato dalle domande, precisa: «Di Pietro è fra gli esponenti più autorevoli del centrosinistra molisano, per la sua storia e per quello che rappresenta in Italia come in Molise. Condivido lo spirito unitario con cui sta affrontando questi passaggi. Uno spirito unitario che abbiamo tutti, tranne il maggior partito dello schieramento, il Pd. Ne prendiamo atto, è l’arroganza il suo tratto distintivo. E non c’è dubbio che Di Pietro è una personalità che anche con generosità si è resa disponibile. Non credo che questa disponibilità meritasse una risposta tanto approssimativa. Fanelli si qualifica per ciò che è».
Se Fanelli dice a Ulivo 2.0 «tirate fuori i nomi se li avete», Leva ribatte: «Ci facciano sapere loro se vogliono le primarie perché il tempo sta scandendo. Se le vogliono devono indirle e poi usciranno i nomi dei candidati. Cos’è un gioco per sapere prima chi mettiamo in campo noi e loro si regolano se conviene farle? Se Fanelli pensa che gli altri siano scemi si sbaglia». Se ci sia ancora lo spazio è difficile dirlo. «Io le ho chieste, credo di essere stato il primo. Le chiede tutto il fronte di Ulivo 2.0. Poi le ha chieste anche Di Pietro. Da parte del Pd registro un continuo arroccamento, mi pare che chi non le vuole stia cincischiando. Noi andiamo avanti. Sul programma e con iniziative che coinvolgeranno i militanti sul territorio. Il popolo del centrosinistra ha bisogno di ritrovare fiducia e punti di riferimento».
Di Pietro puntava a fare unità. Se il centrosinistra andrà diviso alle urne, va da sé che non sarà il candidato degli anti Frattura. Sembra questa la logica conseguenza della premessa. «Se andiamo divisi da una parte ci sarà il centrosinistra con l’Ulivo 2.0 che aggrega anche la minoranza del Pd e dall’altra il Pd dimezzato con Alfano e Patriciello. Di Pietro deciderà con chi stare. E nessuno – sottolinea Leva – vuole tirarlo per la giacca, sia chiaro».
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