A quattro mesi dal ritorno alle urne, il quinto assessore taglia il traguardo dell’istituzione.
Un must dell’undicesima legislatura. Da quando entrerà in vigore la legge, approvata ieri da una maggioranza ampia e trasversale (solo i 5 Stelle hanno votato contro), lo Statuto della Regione sarà modificato in questo senso: il numero massimo di assessori nominabili non sarà più di quattro, ma di un quinto dei componenti del Consiglio (sono 21 in totale i consiglieri eletti), arrotondato all’unità superiore. Nella stesura originaria del ddl Niro c’era solo “un quinto”: 4,2 in pratica. Un emendamento presentato ieri mattina dal presidente della I Commissione Domenico Di Nunzio (Pd), ha introdotto l’arrotondamento per eccesso, consentito dal ‘famigerato’ decreto 174 (decreto Monti). Per M5S, un «giochetto» che «è previsto dalla legge nazionale che però specifica come il numero di assessori deve essere al massimo un quinto dei componenti del Consiglio regionale. Dunque, non c’è alcuna previsione di legge che impone i 5 assessori e quindi ecco trovata un’altra poltrona da assegnare all’occorrenza».
Quando per la prima volta la maggioranza di Frattura provò ad aumentare il numero dei componenti dell’esecutivo (dalle elezioni e dall’insediamento erano passate poche settimane), e quando dopo qualche anno la cosa fu riproposta con una proposta a firma di Frattura e Niro (allora presidente del Consiglio), dalle opposizioni arrivarono dichiarazioni di fuoco. Ora, invece, quasi tutti hanno detto sì alla prima legge di modifica del nuovo Statuto, che tra l’altro istituisce anche la figura del sottosegretario: nominato dal governatore fra i consiglieri regionali eletti, senza indennità aggiuntiva (ma, fanno notare i grillini, avrà una segreteria), coadiuverà il capo della giunta (di cui non fa parte ma parteciperà alle sedute), potrà essere incaricato di seguire specifiche questioni e delegato a rispondere alle interrogazioni della giunta. Una sorta di raccordo fra potere legislativo ed esecutivo, la cui distanza è stata più volte censurata dallo stesso Niro.
Due posti in più, votano contro solo i 5 Stelle, il centrodestra dice sì. A fine mandato, la politica ‘espansiva’ non è questione solo di maggioranza. Il ritorno alle urne stempera le critiche, due caselle in più nelle trattative evidentemente contano per tutte le coalizioni.
La consigliera di maggioranza Lattanzio ha chiesto di inserire, nell’articolo che fissa il restyling della giunta (l’articolo 6), un richiamo alla parità di genere. Ma la richiesta non è passata e lei su quel punto non ha partecipato al voto.
La ‘manutenzione’ dello Statuto è stato il primo punto all’ordine del giorno della seduta di ieri di Palazzo D’Aimmo. Che ha poi approvato anche il ddl del delegato alla ricostruzione Salvatore Ciocca che non consente a Comuni e soggetti attuatori dei lavori di stabilire diritti di segreteria a carico delle imprese per l’istruttoria degli atti (era avvenuto a Colletorto) e fissa in 45 giorni il termine per le istruttorie.
Via libera unanime anche all’ordine del giorno dei 5 Stelle sulla vertenza dei centri di riabilitazione San Stefar. A fronte del ritardo nel pagamento degli stipendi da parte dell’azienda (a cui invece l’Asrem versa regolarmente i fondi), il documento impegna il presidente della Regione al controllo e alla contestazione dell’inadempimento (che in base alle norme di settore possono portare anche alla revoca dell’accreditamento).
In avvio di seduta il presidente Cotugno ha comunicato i nominati nel Consiglio direttivo dell’Iresmo (Francesco Lucenteforte, Maurizio Varriano e Raffaella Pitti) e i revisori (Antonio Bucci, Pina Sosto Archimio e Sergio Rago).

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