Deputati e senatori M5S, nell’accordo firmato con il Movimento al momento della loro candidatura, tra i vari obblighi si impegnano a versare parte della propria indennità al fondo a sostegno delle piccole e medie imprese. Un’inchiesta delle Iene ha svelato che questo impegno non è stato rispettato da una decina di parlamentari. Il ‘buco’ sarebbe di un milione.
E Di Maio e i suoi finiscono nella bufera nel pieno della campagna elettorale.
«La stragrande maggioranza dei nostri portavoce ha ottemperato gli impegni presi e infatti nel fondo per il microcredito ci sono oltre 23 milioni di euro», dicono da M5S Molise. Ricordando che in cinque anni i due portavoce in Consiglio regionale Patrizia Manzo e Antonio Federico hanno rinunciato a oltre 549mila euro. «Se lo avessero fatto tutti i consiglieri, avremmo risparmiato cinque milioni di euro in cinque anni» contrattaccano sottolineando che «i parlamentari Pd non hanno restituito un centesimo» e che quindi non accettano «lezioni da chi ha sempre respinto le nostre proposte di riduzione dei costi della politica, da chi non ha rinunciato a un euro del proprio stipendio». Chi ha sbagliato paghi, nel senso che sarà cacciato da M5S, ma «gridare allo scandalo e inventarsi termini come ‘rimborsopoli’ per creare nell’immaginario collettivo chissà quali ruberie è paradossale e scorretto. Non c’è alcun reato».
Su Facebook l’assessore Vittorino Facciolla attacca: «Un milione di euro non rimborsati, alla faccia dell’onestà». Candidato al maggioritario della Camera nel collegio Campobasso-Termoli, uno dei suoi diretti competitor è Antonio Federico. Che, sempre da Fb con un video risponde ricordando i servizi delle Iene che hanno riguardato il titolare dell’Agricoltura (in particolare cita l’affitto per cui la Corte dei conti gli ha chiesto la restituzione di 7mila euro pagati dal gruppo): «Se il Pd avesse usato il nostro metro avrebbe dovuto chiedere un passo indietro all’assessore Facciolla e lo avrebbe dovuto allontanare dal partito».
Controreplica a colpi di video. «La Corte dei conti, che mi ha chiesto la restituzione delle somme per un contratto non in linea con le indicazioni del Consiglio regionale, nei due anni precedenti aveva determinato la sua assoluta regolarità. Differenza evidente – così Facciolla nel suo intervento sul social – con chi invia un bonifico ma non trasmette le risorse, in quel modo truffa in maniera palese gli italiani». Va giù duro poi l’assessore. Descrive Federico nervoso, sostiene sia perché nei sondaggi il Pd recupera e affonda: chi non conosce la differenza fra queste situazioni non può rappresentare il Molise in Parlamento.
Sul caso interviene anche Laura Venittelli, candidata dem per il Senato al proporzionale: «Esponenti di spicco del M5S hanno protratto negli anni una vera e propria truffa ai danni della buona fede degli elettori e dei militanti del Movimento, ma anche di tutti gli italiani. Diversi sono i deputati colti con le mani nella marmellata e che restano, nonostante tutto, candidati con l’alta probabilità di venire eletti, visto che si trovano nei listini bloccati in posizioni di tutta sicurezza.
Gli elettori hanno un solo modo per evitare che queste “mele marce”, come le ha definite lo stesso Luigi Di Maio, entrino in Parlamento: non votare il M5S». La questione morale «usata come un manganello», conclude, «può scappare di mano e tornare in testa a chi l’ha brandita come un’arma politica impropria».

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