È il must di questa campagna elettorale. E uno dei punti qualificanti della proposta del centrosinistra: la sanità pubblica, cioè, da rafforzare con gli investimenti dopo la stagione del riordino e dei sacrifici.
L’accenno all’avvio della seconda fase è emerso nell’incontro al Santissimo Rosario, lo ha evidenziato Carlo Veneziale: in arrivo, ha detto, fondi e un triennio di espansione.
Il presidente Paolo Frattura conferma che i primi provvedimenti sono ormai prossimi. A Palazzo Vitale, negli ultimi giorni del suo mandato (passerà le consegne dopo la proclamazione del successore), continua a lavorare sugli adempimenti da portare a termine. Prevalentemente, dopo la promozione del tavolo tecnico, per quanto riguarda la sanità. Gli avversari, i 5 Stelle, lo accusano di voler condizionare il cammino della prossima amministrazione. «Lascio una cassa piena e servizi riorganizzati. Se questo è condizionamento…», replica lui.
Presidente, facciamo il punto sulla sanità. Si parla di provvedimenti in arrivo per la sanità pubblica e lei d’altro canto in queste settimane sta continuando a lavorare. Di cosa si tratta?
«È vero che stiamo continuando a lavorare perché la Regione non può certo fermarsi, ma io finora ho preferito tenere i dettagli riservati. Anche perché parliamo di provvedimenti non ancora firmati. Però posso dirle che è pronto un decreto che stanzia oltre 100 milioni per investimenti in sanità pubblica per strutture e tecnologie. Le risorse sono quelle del cosiddetto articolo 20. Appena ci sarà la sottoscrizione del provvedimento ne darò naturalmente una comunicazione completa e puntuale».
Si è parlato in questi giorni anche dell’integrazione fra Cardarelli e Cattolica…
«Sì. E le dico che prima della scadenza del mio mandato da commissario sarà chiuso il progetto con la firma degli atti necessari. Come pure altri accordi importanti sono stati conclusi dall’Asrem per il il Cup in centro a Isernia per esempio».
Prima di passare le consegne, quindi, lei firmerà le intese di dettaglio per il trasferimento del Cardarelli nell’edificio della Fondazione Giovanni Paolo II e la gestione dei servizi. Un elemento, questo, che è emerso durante la campagna elettorale. Durante un confronto televisivo su Teleregione, la candidata del Pd Carmela Lalli ha dato conto di questa intenzione parlando del programma del centrosinistra sulla sanità. Federico, 5S, l’ha quindi accusata – per interposta persona – di voler condizionare con questo metodo chi verrà dopo di lei.
«Evidentemente a lui sfugge che io non stia facendo altro che attuare quanto previsto dal nostro programma operativo 2015-2018. Piano che, innanzitutto, è stato condiviso dal Molise, dalle altre Regioni e dallo Stato. Io realizzo quanto previsto nel piano, adotto atti conseguenti. In secondo luogo, il programma operativo è legge dello Stato. Sto tenendo fede a una programmazione statale. Infine, anche il contributo ricevuto dallo Stato e dalle altre Regioni è condizionato al raggiungimento degli obiettivi che nel provvedimento abbiamo inserito. Se non raggiungeremo, rischiamo quei fondi. Quindi, non sto condizionando niente e nessuno, ma adempio a quanto programmato. I 100 milioni per gli investimenti in sanità pubblica li otteniamo perché abbiamo realizzato la riorganizzazione. Grazie a questo abbiamo 100 milioni da investire sugli immobili e le tecnologie».
È l’eredità che lascia a chi verrà dopo di lei.
«Beh, diciamo che ho preso schiaffi in faccia in questi anni ma oggi consegno non solo una sanità con i conti in ordine. Consegno un sistema sanitario che supera la sufficienza nei livelli essenziali di assistenza. Il dato sarà ufficializzato a maggio ma dal monitoraggio ho capito che potevo sbilanciarmi. Quindi, lascio servizi migliorati, conti in ordine e investimenti in sanità pubblica. Posso essere almeno un minimo soddisfatto, no? Poi toccherà a chi verrà garantire la spesa ma si ritrova una dotazione importante. Io ereditai solo debiti, tempi di pagamento ai fornitori di 900 giorni, il turn-over bloccato da anni. Lascio in dote la cassa piena e servizi riorganizzati. Non abbiamo chiuso gli ospedali, li abbiamo riconvertiti e portato i servizi sul territorio. Per la mobilità attiva siamo modello nel Paese. Certo, le liste d’attesa sono ancora troppo lunghe. Ma con l’investimento sul personale – ricordo che le assunzioni dei medici sono ormai cosa fatta mentre per gli infermieri si sta aspettando la decisione del Tar – e sulla tecnologia si accorceranno. Ecco, su questi temi mi piacerà confrontarmi, da past president, con il mio successore».

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