Mena Calenda sceglie una pantera. Aida Romagnuolo un gregge di pecore con in mezzo un asino.
La prima fa venire in mente Gomorra dei tempi di donna Imma quando scrive su Facebook: «Sono nata leonessa e di certo non mi piegheranno scelte imposte da chi non vive il mio territorio ed impone scelte usando il suo ‘potere’». La seconda resta in silenzio, solo un altro post abbastanza chiaro: «Mazzuto, ti aspetto martedì in Consiglio regionale».
Il giorno più lungo della Lega Molise si chiude con il pugno duro di Salvini. Da Roma arriva la conferma che Calenda e Romagnuolo sono state di fatto espulse. «Non parlano e non parleranno più a nome della Lega», così ha detto il leader, questo vuol dire. Nessun commento alle ulteriori dichiarazioni delle due pasionarie né alle iniziative che si apprestano a mettere in campo. «Non c’è altro da aggiungere», liquidano la questione dallo staff del vicepremier.
E si chiude, il giorno più lungo dei salviniani, con la certezza che domani sarà una tappa decisiva. Il Pd si appresta a presentare una mozione di sfiducia all’assessore al Lavoro. La conferma arriva da Micaela Fanelli. Il documento sarà incardinato sulle dichiarazioni del coordinatore del Carroccio a favore del regionalismo differenziato (la scorsa settimana in Aula) e sul caso Ittierre: per la concessione della mobilità in deroga è stato necessario un emendamento, è stato presentato al ‘decretone’ dal senatore dem Nannicini.
L’appuntamento a Mazzuto indica questo: che Romagnuolo e Calenda firmeranno la sfiducia. Per presentarla servono cinque firme. E il Pd pare conti sui 5 Stelle.
La crisi, quindi, è solo all’inizio. Dopo il siluro del ‘capitano’, Calenda commenta: «La cosa più bella per me, oltre la vicinanza di tutti i colleghi che fanno parte delle istituzioni, è stata ricevere la solidarietà di tutti i lavoratori della Regione. Amo ricordare che il Molise lo rappresento a suon di preferenze (1.235 ricorda, ndr), il 22 aprile hanno dovuto scrivere il mio nome e cognome sulla scheda».
Il segretario della Lega aveva chiesto silenzio e di farla finita con personalismi e polemiche. Difficile da digerire per chi, come la consigliera isernina (e pure la capogruppo Romagnuolo), di Salvini ha fatto il riferimento dell’azione politica in questo anno. Con Mazzuto le incomprensioni c’erano già state. Ma il leader nazionale non era in discussione. In mattinata, Calenda prova a spiegare così la vicenda: «Ad oggi non risulta nessuna nota ufficiale firmata dal segretario, ma vi è una dichiarazione fatta da una persona a lui vicina, che evidentemente non sa bene come si stanno evolvendo le cose in Molise».
In serata, però, non nasconde la delusione. Che si capisce anche dal tono della voce. «Sono delusa sì. Un po’ ce lo aspettavamo. Ma non c’è proprio la volontà di cercare di capire. E immaginavo in generale un’attenzione maggiore del capitano per il Molise. Invece…».
Parla da ex. Il tema è capire cosa faranno adesso le due consigliere. Calenda, peraltro, è presidente della IV Commissione in quota Lega. Ed è ancora segretario della presidenza del Consiglio, pur essendosi dimessa, perché l’avvicendamento con Paola Matteo (Orgoglio Molise) non è stato ancora messo all’ordine del giorno. Anche questo aggiunge tensione a una coalizione che è già in fibrillazione. Il primo banco di prova per la maggioranza del presidente Toma (voti in Aula e ruoli assegnati al Carroccio), domani.
Per la Lega del Molise, che alle regionali ha tallonato Forza Italia restando poco dietro, è forse la prova della maturità. Il momento in cui Salvini si gioca il bottino di consenso che indubbiamente alle politiche e alle regionali del 2018 in questa regione è stato molto ‘suo’. Si vota a Campobasso e Termoli a maggio. E il Carroccio ci arriva balcanizzato. Possibile che il capitano non si curi del Molise al punto da rischiare di perdere tutto e da mettere in crisi il centrodestra? Perché, come ricordano i supporter di Calenda e Romagnuolo – qualcuno sta organizzando anche una manifestazione davanti al Consiglio domani – «in Aula non vota Mazzuto», che è assessore esterno.
C’è qualcosa che non torna. O meglio, qualcosa che non è ancora in chiaro. Attenti osservatori, infatti, confermano che da qualche tempo sono in corso avvicinamenti importanti. Personaggi di peso e spessore, molisani, che puntano a entrare nella Lega. E che sarebbero stati già avvistati a Roma, a parlare con Salvini o i suoi colonnelli. Una classe dirigente pronta a subentrare e a colmare liti e vuoto. Il volto del Carroccio in regione dopo la crisi di questa quasi primavera potrebbe non essere più lo stesso.

Un Commento

  1. In Lega non entra nessuno che non sia leghista: NO immigrazione, SI autonomia delle regioni e federalismo, NO adozioni gay, difesa dell’identità europea. Chi non condivide, per quanto di spessore, può cercarsi un altro partito più adatto a lui.

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