Collegiale, ma che decide. Il Pd di Facciolla sarà togliattiano? «Sarà serio…».
Sindaco di San Martino, poi vicepresidente della Regione, tornato a Palazzo D’Aimmo con oltre 4mila voti mentre intorno si compiva il disastro elettorale di un centrosinistra che ha dilapidato quasi tutto il consenso raggiunto nei cinque anni di mandato. Adesso Vittorino Facciolla è segretario regionale dei democratici. Non sarà più capogruppo, passerà lui a Fanelli il testimone in questo caso.
Analizzando i dati del territorio: Facciolla si è preso il Pd. Senza rivali nel suo paese e in molti centri del basso Molise, stravince a Riccia (solida l’alleanza con Fanelli), vince anche a Termoli città. Perde a Campobasso, dove però votano solo in 1700 (con l’amministrazione comunale ancora nelle mani del Pd e del centrosinistra). Perde a Isernia e nella provincia, dove piazza qualche bandierina, per esempio ad Agnone e Montaquila. Come i suoi competitor, ha appoggiato Zingaretti. Che in Molise ha naturalmente sbancato. Ma è il dato regionale che si è imposto anche sui media. Una vittoria che l’ex assessore all’Agricoltura ha costruito. E che è anche la sconfitta del principale avversario Michele Durante. Più che altro è la sconfitta dell’esercito di big che lo sostenevano, perché il presidente del Consiglio comunale di Campobasso, entrato da poco fra i dem, non ha sfigurato. Roberto Ruta, Laura Venittelli e Pierpaolo Nagni pagano un pegno altissimo. Oltre 7.500 i voti di Facciolla, Durante si ferma a circa 4.700. In nottata la telefonata. «Sì, Michele mi ha chiamato. Per farmi gli auguri, certo. Con lui è nato un rapporto molto cordiale. E in questa fase il Pd ha bisogno dell’impegno di tutti». Tutti contro Facciolla, lui li batte. Una situazione pericolosa. Perché gli avversari lo dipingono prepotente e autoritario.
Questo trionfo la farà camminare sulle acque, segretario.
«Guardi, se fossi autoreferenziale come dicono non avrei nessuno con me. Nessuno candidato con me, e invece ho presentato due bellissime liste, e nessuno disposto a fare con me un percorso».
Quando si è candidato ha annunciato che avrebbe aperto la segreteria alle minoranze.
«Lo confermo. Proporrò una segreteria condivisa. Non consociativismo, attenzione. Perché il Pd avrà una guida chiara, veloce, facilmente identificabile. Ma collegiale. Non parlo del modello Salvini, ovviamente, o anche di quello renziano. Ma una volta che si prendono le decisioni, la linea è quella».
Non starà mica proponendo un Pd togliattiano…
«Per farmi capire in meglio dai più: un partito serio».
Da cosa partirà?
«Dall’organizzazione, prima di ogni altra cosa lavorerò su questo. Voglio un Pd forza di governo, confermo anche questo. Non mi interessa l’antagonismo vocato e votato a perdere».
Adesso però siete opposizione. A proposito, sono usciti poi i voti di Toma? L’hanno accusata di aver stretto con lui un patto, poi il presidente ha ironizzato facendole gli auguri…
«Mi auguro che non mi abbia sostenuto, sa? Perché altrimenti, leggendo i dati di Campobasso, dovrei concludere che non ha grande seguito e per lui sarebbe preoccupante… Naturalmente stiamo scherzando!».
Certo. Che opposizione farà il suo Pd al governo Toma?
«Quella che io e Micaela Fanelli stiamo facendo già. Il Pd non dice solo no, dice no perché si può fare diversamente. Su ogni argomento abbiamo le nostre proposte. Spesso portiamo sulle nostre posizioni pezzi della maggioranza, si è visto anche di recente… Siamo solo in due, minoranza della minoranza. Non mi sembra poco».
Torniamo al Pd. Il presidente dell’assemblea: ha deciso che sarà della minoranza?
«No. Ne parlo con le minoranze per scegliere insieme una persona di garanzia. Potrà, quindi, essere un loro delegato o uno dei miei. E dico già alle minoranze: se volete propormi quella della presidenza come punto di mediazione, non fatelo. Non ragionerò in questi termini. Sceglieremo insieme tra i 60 delegati la persona che garantisce meglio l’equilibrio».
Pensionerebbe Ruta e Venittelli? Passa per essere abbastanza spregiudicato da confessarlo, se sta pensando a una ‘quota 100’ ad hoc per il Pd…
«No, nessuna quota 100. Però ognuno ha il suo ruolo».
Dalle tre F alle due F? Mi spiego: l’ex governatore Frattura l’ha sostenuta, ma non è più frontman nel Pd, almeno per ora.
«Credo mi abbia votato, sì… Si è informato in queste ore sui risultati. È dietro le quinte, ma c’è. Abbiamo preso in giro Pierpaolo Nagni, con cui naturalmente l’amicizia resta intatta. L’Ansa ha pubblicato la notizia della mia vittoria con una foto che mi ritrae tra i banchi della giunta insieme a Paolo. A Pierpaolo abbiamo inviato il link del sito con questo messaggio: ti sei tagliato fuori».
Primo banco di prova, le amministrative. Qualche mese fa disse che per lei i sindaci uscenti devono essere ricandidati.
«Si parte dagli uscenti. E aggiungo che per me oggi i candidati sono Battista a Campobasso e Sbrocca a Termoli. Ma a Campobasso si stanno costruendo aggregazioni civiche, che vanno tenute nella debita considerazione. Dunque, costituita rapidamente la segreteria, ci sarà una delegazione che incontrerà gli eletti al Comune, ma pure i movimenti civici e la sinistra. Potremo scegliere insieme di fare le primarie oppure di trovare un punto di mediazione o ancora di individuare un nome terzo, al di fuori del partito. Partiamo dagli uscenti. Se le condizioni poi non garantiranno l’unità del centrosinistra, dovremo fare una cosa diversa».

rita iacobucci

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