Due mesi fa l’incontro preliminare. Da allora, e il governatore Donato Toma lo riconosce, «con il proficuo lavoro messo in campo dalla presidenza del Consiglio dei ministri, dalle Prefetture di Campobasso e Isernia, da Invitalia e dalla Regione, è stato possibile procedere ad una serie di incontri con gli attori territoriali che ci auguriamo possa essere foriera di ottimi risultati sul piano dell’accoglimento del maggior numero di proposte progettuali presentate». Insomma, l’impegno assunto dal premier Conte, «circa la celerità delle operazioni di questa prima fase di ascolto e di confronto, è stato ampiamente rispettato. E di questo – ha detto il governatore nel salone di rappresentanza della Prefettura – il Molise la ringrazia. Una disponibilità sulla quale facciamo molto affidamento e che ci spingerà a coinvolgerla direttamente anche su altre delicate questioni che riguardano il Molise, non ultima quella della sanità.
Come pure mi piace ricordare che il futuro contratto di sviluppo del Molise è il primo che coinvolge un intero territorio regionale. Questo significa che, quando le istituzioni collaborano nel precipuo interesse dei cittadini, i risultati arrivano e sono tangibili».
A Conte Toma ha dato atto di «un nuovo approccio, un metodo partecipato e condiviso, un sistema di democrazia aperta e allargata che sicuramente le fa onore» e ha rivendicato che «c’è una perfetta sintonia con l’azione che sta portando avanti questo governo regionale, impegnato ad ascoltare il territorio su alcune azioni strategiche della nostra programmazione».
Dunque, 252 le proposte progettuali pervenute, «immagino si innestino sulla richiesta impellente, che viene dagli enti locali molisani e dai suoi operatori economici, di superare le principali criticità con cui il Molise deve fare i conti: territorio colpito da grave dissesto idrogeologico ed eventi sismici; aree interne prive di rete ferroviaria funzionante e servite da strade provinciali impraticabili; dotazioni infrastrutturali carenti, molte delle quali al collasso; assenza di strade a quattro corsie; progressivo spopolamento dei Comuni, soprattutto nelle aree interne; invecchiamento della popolazione; disoccupazione di lunga durata, al di sopra della media nazionale; fuga di giovani cervelli in altre regioni d’Italia e all’estero; crisi della piccola e media impresa. Se è vero, come è vero, che il contratto istituzionale di sviluppo sia uno strumento che nasce dall’esigenza di accelerare la realizzazione di interventi strategici per il superamento del divario economico e sociale nel nostro Paese, esso non potrà che portare giovamento – ha aggiunto il governatore – alle nostre azioni di programma a condizione, però, che interagisca con esse».
Col Por innanzitutto, sul quale Toma ha rivendicato il recupero sulla spesa (dagli 1,7 milioni di quando si insediò ai 18,8 di oggi). Con la Zes, per la quale in due mesi è stato predisposto il piano strategico. Con il resto degli investimenti infrastrutturali, proprio ieri nel pomeriggio lo start ai lavori dell’elettrificazione della linea ferroviaria Roccaravindola-Isernia-Campobasso.
In questo quadro, ben venga – ha detto Toma – il Cis. «Se dovessi indicare alcuni segmenti dove è auspicabile l’intervento di questo strumento non avrei esitazione a dire strade, innovazione, turismo, cultura, valorizzazione delle eccellenze locali, ambientali, enogastronomiche, artigianali e produttive.
La prossima tappa del percorso che abbiamo intrapreso con lei, signor presidente, sarà l’attivazione – mi auguro quanto prima – del tavolo istituzionale. In quella sede, si lavorerà a “scremare” le proposte progettuali pervenute e a mettere in campo gli interventi strategici, interagenti tra di loro e con la nostra programmazione regionale. Siamo fiduciosi nell’esito finale di questo percorso, che darà i suoi frutti.
Non lo siamo altrettanto riguardo ai possibili scenari legati all’autonomia differenziata, rispetto alla quale le chiediamo un’attenzione particolare. Laddove gli esiti di tale riforma dovessero essere quelli di ridurre l’apporto e la solidarietà delle Regioni a saldo finanziario particolarmente elevato in misura tale da provocare la riduzione della loro maggiore capacità contributiva al Fondo di solidarietà nazionale, ci troveremmo, di fatto, di fronte a forme di federalismo squilibrato, i cui effetti sarebbero devastanti per le regioni del Sud. Se si verificasse ciò, anche le azioni lodevoli che il governo da lei presieduto sta portando avanti, come questa del contratto di sviluppo, verrebbero cancellate d’un sol colpo», ha avvertito il capo di Palazzo Vitale. Infine l’appello: «Una delle sue prime dichiarazioni, subito dopo la sua nomina a presidente del Consiglio dei ministri, fu: “mi propongo di essere l’avvocato difensore del popolo italiano”.
Noi le affidiamo questo mandato: difenda le regioni e le ragioni del Sud, sia il custode intransigente di quell’idea dei padri costituenti, realizzata poi attraverso la Costituzione, che intesero finalizzare la solidarietà nazionale alla riduzione del gap nel Paese, soprattutto tra regioni del Nord e regioni del Sud».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.