Appena Salvini ha aperto la crisi, di Luciano D’Alfonso in Abruzzo si è scritto (l’online Abruzzoweb) che stavolta il ministero delle Infrastrutture è alla sua portata. In questa intervista, il senatore dem – renziano – benedice il capogruppo 5s Patuanelli, destinato a prendere il posto di Toninelli. A quel punto il contrappeso del Pd potrebbe essere lui: viceministro o potente sottosegretario. Sul punto non si sbilancia. Ma è evidente che i pianeti gli sorridono.
«Sono in uno snodo bello, sia geografico che temporal politico», dice diretto come al solito.
In Parlamento da oltre un anno, le sue dimissioni portarono al voto anticipato in Abruzzo, dove poi ha vinto il centrodestra. Col Pd e il centrosinistra di casa sua un rapporto di ‘amore-odio’. Negli ultimi mesi, impossibile non notare il suo attivismo mediatico. La crisi, la caduta del governo Conte. D’Alfonso ha l’occasione per la svolta, l’ennesima nella storia personale e politica di un uomo spesso considerato ‘finito’. Fin qui sempre a torto. Nella nuova scia positiva, il parlamentare dem più vicino alla XX Regione – per via dei confini e perché qui conserva amici politici e non, a cominciare dall’ex presidente Paolo Frattura – tiene dentro il Molise.
Senatore, facciamo il punto. La situazione sembra più chiara ma resta fluida a Roma.
«Due fatti importanti. Intanto, il diritto costituzionale, il diritto e la prassi parlamentare prevedono che quando si mettono in campo conclusioni di collaborazione governativa e parlamentare si apre la crisi, si attivano le consultazioni e gli incontri tra le delegazioni dei partiti. Siamo nella fase di incontri di delegazioni che stanno mettendo sul tavolo le ragioni per conoscersi, riconoscersi e verificare di collaborare. Tanto più si investe attenzione, concentrazione e approfondimento adesso, tanto più si guadagna quando comincia l’esperienza di governo, quando bisognerà decidere, affrontare le grandi partite dell’agenda economica e istituzionale».
Ci sono possibilità che il confronto si concluda con la formazione di un governo?
«Secondo me sì. Per due ragioni: il tracollo dell’esperienza precedente e l’urgenza delle manovre da portare a casa. Parlo della manovra riferita alle clausole di salvaguardia per l’Iva e anche della scelta della quota di classe dirigente che dobbiamo mandare a Bruxelles per difendere sia le ragioni di sistemi Paese come l’Italia sia per migliorare l’Europa. Io per esempio sono fissato sull’articolo 20 del Trattato sul funzionamento dell’Europa: la cittadinanza europea va riempita di contenuto, non può essere soltanto un passaporto. Deve diventare reddito di cittadinanza, dobbiamo cioè costruire a livello europeo un diritto di cittadinanza anche sul piano della redditività di accesso e di partenza. Inoltre, se ci mettiamo insieme come sistema finanziario, realtà univoca che si fa carico di una contribuzione fiscale leale sul piano europeo recuperiamo 170 miliardi che potrebbero andare a coprire misure di estendimento di garanzie e diritti di cittadinanza. Come c’è la partita delle grandi infrastrutture da riprendere in mano. Per quanto riguarda Abruzzo e Molise, c’è l’estendimento della copertura delle reti Ten-T ed entro il 30 dicembre bisogna fare passi importanti, fondamentali. C’è la revisione delle autonomie regionaliste, io credo di meno al potenziamento delle autonomie e credo di più all’ingrandimento delle Regioni».
Abruzzo e Molise avevano avviato nella passata legislatura progetti e collaborazioni. Sono cambiati entrambi i governi, alcune direttrici – per esempio la Zes – sono cambiate, in altri casi come gli accordi di confine in sanità siamo fermi o si deve ricominciare da capo.
«Io dico che possiamo recuperare terreno operando dal centro. L’esperienza di una collaborazione parlamentare e poi governativa Pd-5 Stelle può riempire il vuoto che si è creato sui territori».
Qualche pronostico sulla squadra di governo.
«Vedo di sicuro Patuanelli alle Infrastrutture, capogruppo e persona capiente per lucidità e capacità di essere innovativo senza distruggere. E per la formazione da ingegnere che lo porta a razionalizzare. Non si è mai fatto vincere dall’inutile e dannosa emotività. È molto rispettato. E poi vedo ministri dei 5 Stelle che hanno dimostrato capacità, penso a Fraccaro. Per quanto riguarda il Pd, Orlando, Franceschini e De Micheli. Infine, vedo importanti civil servants, però deve essere certo che la squadra corrisponda allo sforzo di elaborazione programmatica che si sta compiendo. In generale, sono sicuro che con questo nuovo esecutivo Abruzzo e Molise entreranno nell’agenda di governo. È questa la priorità».
D’Alfonso ministro o sottosegretario?
«Lo ripeto, la priorità non è rappresentata dai cognomi. È invece che i nostri territori tornino centrali nell’agenda di governo».
rita iacobucci

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