Arriva di corsa. «Ci stanno aspettando», dice ai cronisti. Pochissime parole in piazza Pepe prima di entrare in Prefettura: «Oggi avviamo il nostro progetto di sviluppo per la vostra regione». Si fermerà più a lungo al termine della cerimonia. Quando costringerà al super lavoro la scorta, schizzando da un lato all’altro della piazza per avvicinarsi a chi lo reclama per una stretta di mano, un selfie, un abbraccio.
Il Molise lo ha sorpreso, ribadisce il premier Giuseppe Conte. «Ci avete messo in imbarazzo», dice rivolto ai sindaci e ai vertici di Università, Camera di commercio, Province, che hanno partecipato alla costruzione del Contratto di sviluppo presentando idee da finanziare. L’imbarazzo della scelta. Epperò, aggiunge, adesso «è tempo di avviare gare, cantieri e realizziamo i progetti. Adesso sorprendiamo l’Italia».
La firma del Cis nel pomeriggio di ieri al Palazzo del Governo del capoluogo. Insieme al presidente del Consiglio il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano. La sigla in calce alle iniziative finanziate – 153 per complessivi 220 milioni – oltre al capo dell’esecutivo nazionale la mettono i sindaci interessati e l’ad di Invitalia Domenico Arcuri.
Il Sud non può più attendere, questo il messaggio che Conte manda anche ai sindaci che sono rimasti delusi. Otto mesi, rivendica, per i tempi della Pa sono pochissimi.
All’inizio ha colto sorpresa e anche scetticismo, quando è venuto a febbraio a proporre di costruire insieme ma dal basso e non da Roma un progetto di sviluppo per il Molise. Molise che però si è appassionato talmente tanto all’idea da aver sommerso il gruppo di lavoro con 370 proposte. Era quindi fisiologica l’esclusione di qualcuno. «Ai delusi dico che non è una sconfitta, alcuni progetti esclusi dono di grande impatto e prospettiva, semmai non erano cantierabili. Ma alcuni hanno rilievo strategico». Come pure Arcuri, conferma che la porta resta assolutamente aperta: economie e futuri ulteriori stanziamenti consentiranno di recuperare chi è rimasto fuori oggi. Ma «adesso dobbiamo partire», aggiunge il capo di Palazzo Chigi.
Questione di parola data, nonché di efficienza ed efficacia dello Stato. Uno Stato che non può non andare in visita istituzionale con il presidente del Consiglio per 30 anni. A Isernia, racconta di aver scoperto Conte, l’ultimo capo del governo ad averlo fatto prima di lui, è stato Aldo Moro. Lui, invece, tornerà una «quarta e una quinta volta. E non è una minaccia. Lo Stato sarà con voi».
Il Cis è lo strumento che il suo governo mette a disposizione del Molise per uscire dall’isolamento e tornare a crescere. «Non è la panacea, io non vi ho mai preso in giro. Non vi ho mai detto: sono venuto a risolvere i vostri problemi. Saremo al vostro fianco, è tempo di avviare gare, cantieri, di realizzare progetti. Sorprendiamo l’Italia».
Un governo, quello giallorosso, molto meridionale. «Ma non basta essere meridionali per essere amici del Sud», ragiona il giovanissimo ministro Provenzano. «Bisogna avere un’idea di sviluppo del Sud. È la novità di questo governo». Qualche giorno fa Bruxelles ha bacchettato Roma perché non ha investito i fondi Ue nel Mezzogiorno, proprio lì dove serve di più farlo. Provenzano è meravigliato che non sia arrivata prima. È il fronte su cui è impegnato insieme al premier. Insieme lavorano al piano per il Sud che è «il piano per l’Italia». Fondamentali, dice, le infrastrutture anche sociali per «spezzare l’isolamento». Roma deve garantire risorse certe, conclude l’esponente del Pd, e indicare la rotta. Ma gli enti territoriali diventare protagonisti del viaggio.
rita iacobucci

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