Il documento impegna il presidente della Regione ad attivarsi per procedere «all’annullamento in autotutela degli avvisi pubblici emanati con determine 97 e 98 dell’8 ottobre 2019; ad adeguare e rettificare gli avvisi pubblici al fine di pubblicarli nuovamente nei modi e nei tempi previsti dalla legge, tanto nell’interesse dell’ente, quanto dei legittimi interessati».
Gli avvisi sono quelli relativi alla progressione verticale e al concorso per dieci posti da dirigente (cinque riservati a personale già interno alla Regione).
Approvata a maggioranza – da 5s, Pd ed esponenti di maggioranza – la mozione finirà sulla scrivania dell’Avvocatura dello Stato, lo ha anticipato in Aula il governatore. Il suo timore, ha detto, è che mettendola in atto si possa configurare nei suoi confronti un abuso d’ufficio, visto che la competenza in materia è della dirigenza amministrativa e non della politica.
Intanto però la maggioranza in Aula è andata sotto. In tre – Andrea Di Lucente, Filomena Calenda e Aida Romagnuolo – hanno votato coi 5 Stelle che hanno proposto il documento e con il Pd.
Nel testo approvato si evidenzia una serie di rilievi, contestati anche dalla Rsu regionale e dalle organizzazioni sindacali. Vizi che secondo i 5 Stelle renderebbero facilmente impugnabili le procedure. Tra questi, la mancata previsione della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, poi invece stabilita da una successiva determina del capo del III dipartimento. Altra modifica, per Greco sostanziale, la specifica per cui la prova si articolerà in una sessione teorica e una pratica. In sintesi, con la seconda determina si riaprono i termini a far data dalla pubblicazione in Gazzetta ma si fanno salve le domande già pervenute. Per Greco, una toppa peggiore del buco.
Anche Di Lucente, che ancora una volta non ha risparmiato critiche al direttore del dipartimento Iocca chiedendone la rimozione, ha dato manforte alla richiesta di annullare gli avvisi.
Il governatore Toma ha letto ai consiglieri la relazione del capo dipartimento, intervenuto dove ha ritenuto di doverlo fare per correggere punti critici, evidenziando che la Bassanini separa le responsabilità di politica e amministrazione. «I dirigenti hanno una responsabilità loro attribuita dalla legge, la giunta non può entrarvi», ha più volte ribadito. L’esecutivo ha approvato il piano del fabbisogno, poi è l’apparato burocratico che cura le procedure concorsuali.
Quanto alle accuse di brogli, circolate nella stessa maggioranza (Di Lucente in Aula dichiarò di aver ricevuto mail o messaggi anonimi con i nomi dei cinque futuri vincitori), Toma ha ripetuto: chi sa qualcosa faccia lo dica nelle sedi competenti, senza ledere l’immagine dell’ente. Greco aveva già chiarito: quel suggerimento l’ho accettato e sono andato in Procura con le dichiarazioni di Di Lucente.
Infine, l’indicazione di voto da parte del presidente della giunta: astensione. È finita così: 11 sì e 8 astensioni. In tre hanno disobbedito, ufficializzando una spaccatura netta che era già evidente.
«Attendiamo di vedere cosa deciderà il presidente che, tuttavia, oggi ha tentato di lavarsene le mani. Prima ha annunciato e indicato l’astensione ai suoi, che però in tre casi hanno votato in dissenso, poi si è giustificato parlando di separazione dei poteri tra politica e amministrazione. Il tutto – commentano i portavoce 5s – senza dire una parola nel merito del bando e del lavoro svolto da uno dei dirigenti regionali». A loro giudizio, la politica ha poteri di controllo sull’operato della Pa. «Ma forse è solo un altro segnale della perdita di controllo da parte del presidente: non riesce a tenere compatta la sua maggioranza – concludono – e non riesce a controllare l’operato dei suoi dirigenti».
A margine della seduta Toma ha confermato che attenderà le valutazioni dell’Avvocatura sull’eseguibilità del dispositivo votato da Palazzo D’Aimmo: «Se mi si dà un mandato che è fuori dalle regole io non vi do seguito». Un elemento che per lui, a quel che sembra, peserà anche nella valutazione di chi quel dispositivo – anche dalla sua maggioranza – l’ha votato.
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