Nessuno sembra credere che il traffico sia la causa principale degli sforamenti di Pm10 e Pm2.5 ma è quella più visibile, palpabile. Soprattutto, è quella su cui la legge consente, anzi impone, ai sindaci di mettere mano quando si va oltre la soglia di guardia. Da oggi a Venafro la circolazione è interdetta a camion e auto fino a Euro 3. Ed è l’unica contromisura presa in relazione all’emergenza inquinamento. Un termine, emergenza, su cui pure l’Arpa Molise si dice d’accordo.
A Fuoco incrociato, ieri sera, il direttore tecnico scientifico Bernardino Principi ne ha discusso con il primo cittadino di Venafro Alfredo Ricci e con il direttore del II dipartimento della Regione Massimo Pillarella.
In maniera casuale, legata ad alcune modifiche normative intervenute ma non diretta conseguenza degli sforamenti, l’Arpa ha inviato proprio in questi giorni alle industrie impattanti che si trovano nella zona – a Pozzilli e Sesto Campano in particolare – la richiesta di utilizzare le migliori tecniche a disposizione, quelle più all’avanguardia, per abbattere le emissioni in atmosfera. Una revisione dell’autorizzazione integrata ambientale che capita nel momento giusto, quello dell’allarme generato dai 39 sforamenti delle particelle Pm10 (35 il limite massimo) nel 2019 e da quelli riscontrati nel primissimo scampolo di 2020 (già sette i superamenti registrati dalla stazione Venafro 2 e pubblicati sul sito dell’Arpa).
A proposito delle aziende impattanti che si trovano nella zona, il direttore dell’Agenzia regionale di protezione ambientale ha confermato un’indiscrezione che circolava anche sui social: in questa settimana di stop ai mezzi inquinanti, il termovalorizzatore Hera sarà in manutenzione, uno stop programmato – ha detto Principi – e che coincide con i giorni in cui il monitoraggio è più mirato per capire le origini degli sforamenti e le loro incidenze.
Categorico Ricci nella trasmissione di Teleregione: il sindaco di Venafro sollecita agli organi sovracomunali controlli sugli impianti che non essendo sul suo territorio non può direttamente monitorare. Il direttore tecnico di Arpa ha proposto, dopo averne già parlato con la Regione, un protocollo in base al quale, per esempio, in seguito agli sforamenti si prevede già quali contromisure mettere in atto e da parte di chi. Per evitare, quindi, che come in questo caso sia lasciato solo ad agire il sindaco del luogo in cui sono ubicate le centraline di rilevamento. Le centraline che si trovano a Venafro, ha spiegato Principi, monitorano l’aria di una zona molto più ampia rispetto al territorio della città, una zona che arriva perfino a Bojano.
Un ragionamento di prospettiva quello del capo dipartimento Pillarella.
L’ingegnere fra le altre cose ha illustrato l’intenzione della Regione di rafforzare e raffinare gli strumenti di controllo e verifica: «Centri mobili, altre stazioni fisse, metodi innovativi per le analisi. Strumenti che intendiamo mettere a disposizione di Arpa», ha detto. Pillarella ha pure ripercorso le tappe che hanno portato, il 27 agosto, al provvedimento del governatore di divieto di transito ai mezzi pesanti su via Colonia Giulia. Per la Regione, ha assicurato, l’emergenza inquinamento a Venafro ha «un interesse prioritario». Fondamentale, per poter poi concretizzare delle scelte, è conoscere quanto incide il traffico, quanto il riscaldamento, quanto le emissioni delle industrie e quanto l’agricoltura.
In ultimo, ma non è la meno importante, Ricci ha affrontato anche la questione relativa alla mobilità: bretella di Ceppagna (come lui preferirebbe perché si è già a buon punto) o svincolo di Mignano (come è invece previsto nel piano Anas). Una decisione, ha sollecitato, va presa.
La posizione geografica di Venafro è peculiare, il meteo di questo inverno pure. Il fattore meteorologico per Principi è stato determinante negli sforamenti. L’elemento umano – dal traffico ai termosifoni e alla produzione di cemento ed energia – di sicuro ci ha messo del suo.
ppm

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