«Calcestruzzo di scarsa qualità, quello utilizzato per realizzare le fondazioni come base d’appoggio dei piloni della seggiovia Colle del Caprio: un errore di esecuzione che ha comportato il limitato utilizzo dell’impianto tecnologicamente avanzato (allora) che oggi può portare solo 1400 persone invece delle 2500 ad ora che avrebbe potuto trasportare. E poi l’impianto di innevamento artificiale realizzato nel 2004 e costato 3 milioni e mezzo di euro. Errori di progettazione, stavolta, poi problemi in fase di esecuzione e mancanza di controlli che hanno determinato l’impossibilità di attivarlo integralmente. E infine la sciovia Capo d’Acqua: progetto cantierato dopo dieci anni dall’avvio della procedura, avviato fra il 2005/2006 e collaudato e consegnato nel 2016. I gestori restano sbigottiti: l’impianto non può essere messo in funzione a causa di errori progettuali e tecnici». Parole che pesano come macigni quelle scritte nero su bianco dal sindaco di San Massimo, Alfondo Leggieri e condivise da altri 10 primi cittadini dell’area, dagli operatori del settore alberghiero, da Funivie spa, dai maestri di sci. Quel documento, consegnato a tutti i consiglieri e verbalizzato ieri, finirà alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti. Parola di Andrea Greco. «Cose gravissime, da consigliere sono tenuto a segnalarle, è un mio preciso dovere – spiega il capogruppo del Movimento 5 Stelle che ieri ha preso parte alla seduta convocata da Filomena Calenda -. Dopo aver portato il tema all’attenzione, chiedendo il consiglio monotematico e aver richiesto anche le audizioni, non posso far altro che trasmettere il verbale alle autorità competenti per eventuali accertamenti. Qualcuno ha detto chiaramente che non lo farà, io invece non rimango inerme. Tra l’altro il comparto è già finito sotto la lente degli inquirenti, la Procura ha già attenzionato in passato la gestione della montagna molisana». Il documento delle amministrazioni e degli stakeholders del comprensorio matesino, nel quale si avanza la proposta che sarà oggi all’attenzione del consiglio regionale, è chiaro. E in allegato c’è persino la perizia che attesta quanto il sindaco e gli altri hanno sottoscritto. Un vero e proprio caso, quindi, che si apre all’interno di una vicenda che parla di inefficienze, sprechi, mancate azioni e promesse disattese nell’arco di parecchi decenni. Stamattina, nel corso del consiglio monotematico, sarà portato in aula un documento unitario, senza simboli di partito, con il quale si chiedono precisi impegni. Fatti, non parole per Campitello e Capracotta e per creare quelle opportunità di sviluppo e occupazione, partendo dalle ricchezze ambientali e naturalistiche, fino ad oggi solo promesse. Un atto di impegno per evidenziare peculiarità, esigenze e bisogni delle aree del Matese e dell’Altissimo Molise. Luoghi diversi, sì, come lo sono storie e destini ma esigenze simili. Che è poi quello che avviene, con successo, a poche decine di chilometri dal Molise. Stazione sciistica di Roccaraso, il turismo invernale va a gonfie vele nonostante non nevichi nemmeno lì: gli impianti per l’innevamento artificiale sono numericamente adeguati alle esigenze, operativi e installati a regola d’arte, la manutenzione delle piste consente di poter ‘sparare’ i centimetri di neve artificiale che servono invece che superare la soglia dell’efficienza perché il manto bianco dovrà coprire pietre e avvallamenti. Impegni presi dalla parte pubblica e da quella privata, risorse appostate che consentono di programmare nei tempi giusti la stagione invernale e di incassare oltre 500mila euro solo per la vendita degli skipass a chi frequenta le scuole sci. Il raffronto è impietoso, lo sottolinea bene la disperazione di chi ancora crede nel futuro di Campitello. Storie di inefficienze e di sprechi, anticipate da Primo Piano Molise. Parlare di montagna, in Molise, vuol dire anche Capracotta: scenari da fiaba, una pista per lo sci di fondo che è una risorsa da tutelare e migliorare, gestione diversa degli impianti ma bisogni ed urgenze parimenti meritevoli di ascolto e di risposte. Una piccola realtà dell’altissimo Molise, che piace per la pace e la tranquillità, la salubrità dell’aria e quell’atmosfera familiare che si respira. Ma anche Capracotta ha bisogno di risposte, di fondi per la manutenzione straordinaria delle piste, di un posto di primo soccorso. Il ragionamento è però ampio, coinvolge l’intero settore del turismo. Dove vuole andare il Molise, quale la vision, si chiede l’imprenditore che gestisce gli alberghi di Capracotta. «Mia figlia farà quello che ha fatto mia nonna sessant’anni fa, andrà in Canada» sottolinea. E così sindaci, maestri di sci, operai, presidenti delle pro loco, maestri di sci, albergatori e ristoratori: tutti testimoni di una vicenda che, da slavina, è diventata negli anni valanga che ha travolto attività turistiche, ricettive, proprietari di immobili (che si sono svalutati del 50% secondo la rilevazione Anaci) e chi lavora con la neve. Sono loro, i maestri di sci, veri e propri tour operator che fidelizzano i turisti (2 sciatori su 3 seguono il proprio maestro) a raccontare l’esodo dei tanti ragazzi che hanno formato. Al punto di decidere di non tenere più i corsi. «Perché formare professionisti che poi porteranno benefici in altre stazioni sciistiche?» si chiedono. Il dolore degli albergatori che faticano a spiegare ai potenziali clienti che la stagione non partirà. Un dramma economico, che si ripercuote sull’intero tessuto regionale. Un problema che arriva da lontano, che racconta di società private e dell’interessamento del pubblico, di fallimenti aziendali e di debiti. La mozione che oggi arriverà in Aula dovrebbe impegnare il presidente Toma, per quanto in suo potere, a valutare il progetto di trasferire al Comune di San Massimo la titolarità degli impianti di risalita attraverso la cessione, da parte della Regione Molise, degli asset di proprietà. In calce anche la richiesta del trasferimento delle somme necessarie da destinare all’ammodernamento dell’impianto di innevamento artificiale, dell’impiantistica sportiva e dei servizi utili allo sviluppo e soprattutto indispensabili a garantire la programmazione stagionale. Per fare questo, bisognerebbe accelerare le procedure di liquidazione delle società ancora in essere, imputare annualmente in bilancio le somme indispensabili per poter garantire l’applicazione della legge regionale 13 del 2005, quella che ha come oggetto proprio lo sviluppo della montagna molisana. Ultimo ma non per ultimo, il richiamo ad ogni iniziativa utile per garantire l’attività sportiva e turistica anche nei comuni di Capracotta e Roccamandolfi. «Sono convinta – spiega la presidente della quarta commissione, Mena Calenda – che sia necessario il coinvolgimento di tutte le parti per trovare soluzioni idonee, mettendo da parte campanilismi e interessi personali. Occorre, innanzitutto, uno sforzo del mondo politico affinché si esca da questa fase e si inizi seriamente a puntare sui nostri impianti. L’audizione di stamane, da cui sono emerse idee molto interessanti, è stato solo il primo passo di un iter che mi vedrà impegnata quotidianamente per favorire lo sviluppo montano di questa regione». Al di là degli impegni che saranno assunti oggi, e che non saranno di certo i primi, al momento c’è una sola certezza: Campitello e Capracotta sono le uniche due stazioni sciistiche del Molise, una calamita turistica per i paesaggi e la natura incontaminata ma non sono riuscite a garantire l’apertura della stagione invernale. Posti di lavoro persi, sviluppo a serio rischio, alta percentuale del Pil locale in fumo e un danno all’immagine del territorio.

red.pol.

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