Che qualcosa non tornasse si è capito quando il capogruppo di Forza Italia Nico Romagnuolo ha lasciato i lavori del Consiglio. Non ha votato contro la mozione che punta ad affidare al Comune di San Massimo la gestione degli impianti di Campitello Matese. Ma non l’ha votata.
Assente, fra gli altri, l’assessore Vincenzo Niro che è influenzato. E il presidente Donato Toma è a Bruxelles. Ma Toma ha avviato un altro percorso: la fusione per incorporazione delle società coinvolte a vario titolo nella proprietà e nella gestione di impianti e rifugi con l’obiettivo comunque dell’exit strategy. Infatti, il governatore non condivide la mozione approvata all’unanimità dei presenti. Non nasconde l’irritazione, inoltre, perché sembra quasi si sia aspettato che lui non ci fosse. La coincidenza si nota.
«Le sintetizzo la situazione che ho trovato. Consorzio Campitello Matese, di natura pubblica, quindi dentro ci sono Comuni, Regione e Province: in disavanzo, debiti a non finire. Il Consorzio è proprietario degli impianti», spiega Toma. Amministratore, fra l’altro, era il sindaco di San Massimo Leggieri. Toma ha cambiato amministratore, ora è un commercialista: «Mi ha prodotto una relazione che sto studiando. Inattività, perdite importanti, bilanci non approvati, verbali non esibiti…». Poi è nata Funivie Molise per la gestione degli impianti, utilizza i soldi di Sviluppo Montagna, partecipata al 100% dalla Regione. L’elenco di Toma arriva fino a Korai, che ha ancora fra l’altro debiti con gli ex dipendenti e con un consulente. «Quando arrivo trovo una situazione nel complesso catastrofica. E dico chiaramente che se la Regione avesse investito altri soldi su quelle società li avrebbe buttati. Quindi blocco gli 8 milioni del Patto del Molise destinati a Campitello Matese. Bene i 4 destinati a Capracotta che ha già la gestione e sta facendo bene. Ma gli 8 per Campitello li avremmo persi».
La sua giunta approva il percorso di fusione per incorporazione, il Consiglio regionale approva il percorso. Funivie incorpora il consorzio Campitello diventando comproprietaria degli impianti e Korai (e con esso il rifugio Jezza), si rimpolpa – spiega ancora il governatore – e si accolla i debiti. La fusione è agli ultimi dettagli, praticamente finita. E la sua maggioranza, in sua assenza e con la partecipazione dei big (il presidente del Consiglio Micone rivendica la paternità dell’operazione), vira in un’altra direzione. «A mia insaputa, deve aggiungere. Perché io di questa mozione ho saputo all’ultimo momento lunedì sera. Io completo il percorso di exit strategy che risale comunque a Iorio e Frattura anche. E invece mi si dice di tornare al pubblico? La cui gestione ha avuto questi risultati disastrosi? Peraltro c’è una legge, ribadisco, che sancisce l’iter che stiamo portando a termine. E io dovrei andare contro legge?».
Un fiume in piena, Toma. Si chiede a chi sia venuta l’idea ma qualche sospetto però già in testa ce l’ha. O più di un sospetto, al di là delle firme in calce al documento. Romagnuolo, unico leale. Lo ha avvisato e si è comportato di conseguenza. Ieri nei corridoi di Palazzo D’Aimmo si mormorava di un messaggio del governatore che disapprovava quanto stava avvenendo. In sua assenza e «a mia insaputa» ci ha tenuto a ribadire.
La crisi non è affatto alle spalle. E il tono del commercialista prestato alla politica è quello dei giorni in cui si ricorda che forse non gliel’ha ordinato il medico.
ritai

 

 

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