Non moriremo ioriani… Ai 5 Stelle non sfugge la portata delle dichiarazioni di Michele Iorio: cambiamo insieme la legge elettorale può significare molto più del suo contenuto letterale. Quindi, la linea è: i pentastellati porteranno in Consiglio un loro ddl, a cui stanno già lavorando, e se Iorio lo condividerà sarà libero di appoggiarlo. Come tutti.
Non è un secco no. Però, dice Valerio Fontana, «non ci mettiamo a tavolino a fare le leggi con Iorio». Lui, aggiunge Patrizia Manzo, «peraltro quando ha governato non ha sentito la necessità di dare al Molise una legge elettorale. Quella di Frattura è la prima norma non nazionale che abbiamo utilizzato per le regionali».
Una base comune c’è: il dissenso dal testo che la ex maggioranza di centrosinistra licenziò a ridosso della fine della legislatura. Un profilo di metodo che evidenzia Iorio e lo fanno anche Manzo e Fontana. «Delle regole si ragiona a inizio mandato e mai alla fine», così il giovane consigliere termolese. È lui che sta materialmente lavorando a elaborare un impianto che sia condiviso anche da tutti gli altri cinque eletti pentastellati. «Due cose certe: vogliamo portare un testo di riforma elettorale alla discussione del Consiglio e un contenuto è già sicuro, vale a dire il nostro ddl non prevede la surroga degli assessori che ha portato a 26 il numero di componenti dell’Assemblea e giunta», spiega Fontana. «Iorio vuole fare insieme a noi questa riforma? Noi avremo la nostra proposta, se ne condividerà i contenuti potrà appoggiarla come qualunque altro consigliere».
Due altri elementi caratterizzanti di una legge elettorale – voto disgiunto oppure no e numero dei collegi – sono ancora oggetto di confronto e dibattito interno.
Il testo, una volta definito, sarà pubblicato e discusso prima di tutto su Rousseau. «La prima condivisione sarà con gli iscritti 5 Stelle e poi naturalmente – dice Manzo – si cercheranno convergenze in Consiglio». Iorio, come altri, è il benvenuto sul terreno del consenso a un testo che, nascendo in discontinuità con la legge di Frattura più difficilmente incontrerà l’adesione ‘militante’ degli altri due consiglieri di opposizione, Fanelli e Facciolla del Pd.
Per dirla in gergo calcistico, i 5s si smarcano o meglio non si fanno marcare dall’ex presidente. «Le sue responsabilità quando ha governato non le dimentichiamo», è il senso del ragionamento di Manzo e Fontana.
Tuttavia, in una nota congiunta con il capogruppo Greco e gli altri portavoce Primiani, De Chirico e Nola, respingono al mittente le accuse di Micone e Di Lucente: «Fanno semplicemente ridere. Tuttavia comprendiamo la loro frustrazione per una coalizione che tale è stata fino al giorno delle elezioni regionali salvo poi scoprirsi un’accozzaglia di interessi, peraltro malcelati. Ora ci accusano di un accordo con Iorio perché l’ex governatore vota contro la maggioranza, quindi seguendo la loro teoria immaginiamo avremmo un accordo anche con gli altri consiglieri di centrodestra che hanno spesso bocciato l’operato della stessa maggioranza. È deprimente assistere all’autodistruzione quotidiana di chi aveva annunciato di voler cambiare il Molise. L’unico accordo fatto finora, infatti, è quello che gli ha permesso di candidare 200 persone solo per raccogliere voti».
Per i pentastellati, la strategia del presidente del Consiglio e del capogruppo dei Popolari per l’Italia mira a distrarre l’attenzione dall’utilizzo dei soldi pubblici, con carte di credito e rimborsi, e a «nascondere il disastro amministrativo della giunta».
L’unico patto, ribadiscono i grillini, è quello che abbiamo firmato coi molisani. Fontana conclude: «Non siamo belligeranti con Iorio? Beh, Iorio fa opposizione come noi alla linea di Toma, vota contro i provvedimenti del governo. Su cosa dovremmo attaccarlo oggi?».

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