Un j’accuse che vira decisamente sulla lingua popolare – e pure un po’ volgare – e lascia per strada la sintassi, tanta la foga che evidentemente lo ha provocato. Lei d’altro canto lo rivela nello stato d’animo: si qualifica confusa, con emoticon eloquente.
Siamo a Carnevale, dice Mena Calenda, e quello che sto per scrivere è a tema. Cioè una mascherata, una recita, una cosa ridicola? O, invece, riguarda colleghi e atteggiamenti ridicoli?
«Ovvio che parliamo delle attività del Consiglio regionale e che ha come attori taluni consiglieri che, a mio modesto parere, farebbero bene a mettere la testa sotto il cuscino…». Ce l’ha con la maggioranza, questo – al contrario di tutto il resto – è chiarissimo. Alcuni regolamenti del Consiglio, prosegue nel post pubblicato su Facebook all’ora del tè, tutelano le minoranze. E i consiglieri di minoranza «sono dei Signori perché dai banchi della maggioranza molto spesso arrivano ‘aggressioni’ verbali e sgambetti etico-morali. Si iscrivono in Consiglio proposte di legge per mera strumentalizzazione, tralasciandone altre, dove nelle audizioni delle commissioni, i pareri sono negativi….Continuo ad essere stupita da tali atteggiamenti, e intanto continuo ad aspettare la neve che, alla squagliata farà vedere gli stronzi». Hashtag che resuscita Scalfaro: #iononcisto.
Ex leghista, tornata in contatto col Carroccio nella recente crisi ma corteggiata pure da Fratelli d’Italia, intanto è approdata al gruppo Misto dopo il divorzio definitivo dall’altra ex pasionaria salviniana Aida Romagnuolo (entrambe e insieme furono espulse per le critiche all’allora coordinatore e ancora assessore esterno Mazzuto). Filomena Calenda è una consigliera di maggioranza, una maggioranza che si regge su numeri risicati, e presidente della IV Commissione di Palazzo D’Aimmo. Il ruolo c’è, l’aplomb ha dato forfait.
Evidente che il pensiero di Calenda sia la spia di un malessere del centrodestra in Consiglio regionale che resta latente e grave. In minoranza ci sono dei signori, tra i compagni di viaggio invece Calenda ritiene ci siano personaggi poco raccomandabili politicamente, capaci di «aggressioni verbali e sgambetti etico-morali». In generale, poi, Palazzo D’Aimmo appare tutto un carnevale…
A Roma per i lavori dei tavoli tematici sul Patto per la salute (due le questioni più ‘molisane’, la deroga al decreto Balduzzi e la revisione dei commissariamenti) dove si è confrontato con il ministro Speranza, il governatore Donato Toma resta abbastanza perplesso sul contenuto del post. Non eccessivamente preoccupato, confessa – a Primo Piano che gli chiede se sia preoccupato di uno ‘sbrocco’ che riapre ferite mai rimarginate in una maggioranza che si regge su uno due voti – di non sapere «a cosa si riferisca» e di non capirne quindi «la logica». E non nasconde che il tono e il linguaggio, chi ha determinati ruoli dovrebbe controllarli. Il Consiglio, ammette, «è un mare sempre abbastanza mosso». Tuttavia minimizza: «Viste dall’alto le correnti possono sembrare più pericolose…». Poi, la chiosa che lo caratterizza: «I molisani mi hanno eletto per risolvere i problemi e io sto facendo questo. Fra le altre cose ci stiamo già occupando del riparto del fondo sanitario e delle risorse della premialità per le quali ho intenzione di provare a far valere la nostra specificità orografica e demografica. Sono queste le cose che mi interessano. Se avessi un clima più tranquillo in Consiglio certo sarebbe meglio».

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