Donato Toma ha decretato l’azzeramento della sua giunta, prendendo atto delle dimissioni di quattro assessori su cinque. Luigi Mazzuto aveva preso tempo. Si era riservato la decisione. «Non potevo aspettare che si sciogliessero riserve. Ho risolto la questione revocando la giunta», taglia corto il governatore. Mazzuto, per gli osservatori, nell’esecutivo non rientrerà quando dopo l’Assise sul bilancio sarà ricostituito.
Toma, che insiste nel dire che non c’è alcuna crisi, non poteva aspettare perché lunedì arriva, appunto, in Aula il bilancio (non prima a questo punto della ricostituzione dell’ufficio di presidenza del Consiglio, privato di uno dei consiglieri surrogati – Paola Matteo – che sono tornati da ieri mattina primi dei non eletti). E quel bilancio, con la manovra da quasi 58 milioni per la ripresa dall’emergenza Covid, devono votarlo gli ex assessori. «Abbiamo da approvare una manovra poderosa, chi ha partecipato alla sua costruzione dovrà andare in Consiglio e votarla senza tentennamenti. Gli assessori conoscono bene come è stata costruita e potranno meglio rispondere e supportare dialetticamente e politicamente la manovra», così il presidente. Getta acqua sul fuoco di una polemica che, causa l’emergenza sanitaria in atto, esplode alla luce del sole solo fuori della maggioranza. « Chiedo a maggioranza e opposizione di affrontare la discussione sul bilancio in maniera responsabile quantomeno dal punto di vista dei toni – poi ognuno voterà come lo ritiene opportuno – in ossequio al grave momento che stiamo vivendo», l’appello di Toma.
A casa, da ieri, Antonio Tedeschi, subentrato a Vincenzo Niro. «Per ora non rilascio dichiarazioni», risponde a Primo Piano. A casa, da ieri, Massimiliano Scarabeo, che in via IV Novembre aveva preso il posto di Nicola Cavaliere. Il suo telefono è occupato a lungo, poi squilla a vuoto. A casa pure Nico Romagnuolo, che ha sostituito in questi mesi Roberto Di Baggio. Anche il suo cellulare squilla a vuoto o risponde la segreteria. Paola Matteo, che ha ‘surrogato’ Vincenzo Cotugno, invece, si dice tranquilla. «Ho fiducia nel presidente Toma, avrà avuto le sue ragioni e sono convinta che quel che fa lo fa per il bene dei molisani, soprattutto in un momento delicato come questo. Per quanto mi riguarda, spero di tornare in Consiglio. Ma se non dovesse accadere – assicura l’esponente di Orgoglio Molise – andrà bene lo stesso. Si può fare politica in tanti modi».
Di chi non si fidava Toma rispetto al varo del bilancio così come lo ha impostato? Il tagliando (su cui avverte «non è il primo né sarà l’ultimo»), avviato con la richiesta di dimissioni agli assessori, toglie qualche soldato all’esercito dei ribelli? Un piccolo drappello che è stato in grado a Natale di stravolgere il testo della riforma del trasporto voluta da Niro. Così il capo di Palazzo Vitale si è messo al riparo dai blitz. La prova del nove con la maggioranza – fedeli e ribelli – è in programma oggi, con la riunione a cui stato invitato anche l’ex presidente Iorio. Allo studio, una modifica sulla surroga. Prima si parlava di eliminazione tout court, nelle ultime ore di riformulazione. In che senso? Sarebbe l’assessore a decidere se essere sostituito e per quanto tempo. Se è così, giuridicamente un azzardo. Ipotesi sul tavolo, con la certezza che però non è attuabile. Quindi, concordano alcuni osservatori, si torna all’eliminazione della surroga.
E prende piede anche l’ipotesi di una giunta a 4 fino a novembre (metà mandato) con la casella che era di Mazzuto congelata. La Lega non è più quella di due mesi fa. E quella poltrona potrebbe essere il calumet della pace offerto ai ribelli. A rifiutarlo, di netto, alla vigilia del conclave di maggioranza è proprio Iorio però. Che rispetto all’azzeramento parla di «squallida operazione politica, anzi partitica, evidentemente tendente ad una modifica legislativa in un momento in cui il Molise avrebbe bisogno di ben altre attenzioni». E a proposito della modifica, ricorda di non aver votato la legge elettorale di Frattura e si dice pronto a cambiarla però per intero e con un nuovo testo che entri in vigore dal prossimo mandato regionale, non si cambiano le regole del gioco in corso di partita. Convinto che si debba modificare la norma, dunque, ma «in tempi più consoni e quando i molisani avranno riguadagnato una tranquillità sulla propria salute e nella propria sfera lavorativa».
r.i.

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