Qualche aggiustamento – e non di poco conto – rispetto alle responsabilità precedenti in capo alla Giunta prima dell’azzeramento e dell’abrogazione dell’istituto della surroga, fatto questo che ha rimosso l’incompatibilità tra la carica di assessore e quella di consigliere regionale. Le nuove deleghe, assegnate ieri pomeriggio, ai quattro assessori (al momento) che compongono la giunta regionale ad un anno e mezzo dalla prima rimodulazione delle responsabilità in capo agli uomini della squadra, portano in capo al vertice dell’esecutivo un notevole carico di responsabilità. È tutto scritto nel decreto numero 40 del 9 maggio ma il presidente racconta le motivazioni di tali scelte. «Voglio ragionare con gli assessori prima di riattribuirle – spiega, raggiunto a telefono in via Genova mentre è alle prese con le questioni attinenti l’emergenza sanitaria-: avrei voluto un momento di riflessione con ogni componente dell’esecutivo ma non ho avuto la possibilità, davvero». È una corsa contro il tempo, questo è certo e certificato: agenda fitta di emergenze da risolvere. «Ho trattenuto le deleghe per le quali ritengo si debba seguire un diverso modus operandi, non voglio creare equivoci politici. I miei assessori sanno che ho inteso agire in questo modo non perché devo punire qualcuno ma perché voglio ragionare su come potenziare alcuni settori». Andando al concreto, il presidente tiene per sé – al momento, fino alla definizione di questi incontri singoli con ogni assessore – la programmazione e le politiche comunitarie, la cooperazione internazionale, università ricerca ed innovazione, bilancio, finanze e patrimonio, le politiche delle risorse umane, i settori delle agenzie e partecipate, le riforme istituzionali e la semplificazione, le politiche del lavoro, quelle sanitarie e sociali (queste ultime in capo al defenestrato Mazzuto) la tutela dell’ambiente, la difesa del suolo, le politiche energetiche, la protezione civile, le politiche della casa, sport ed impiantistica sportiva e persino i trasporti e la mobilità. Al vicepresidente Vincenzo Cotugno (eletto con Orgoglio Molise) assegnata la titolarità di attività produttive e sviluppo economico, internazionalizzazione delle imprese, turismo e marketing territoriale, cultura e molisani nel mondo. Il braccio destro del governatore lascia al presidente la delega alla semplificazione. All’assessore Nicola Cavaliere (eletto con Forza Italia) politiche agricole ed agroalimentari, sviluppo rurale, programmazione forestale, caccia, pesca e pesca produttiva. Il forzista perde al momento le deleghe attinenti l’ambiente, la difesa del suolo e le politiche energetiche. All’assessore Roberto Di Baggio (Forza Italia) le deleghe all’urbanistica e pianificazione territoriale, quella attinente i rapporti con l’ente regionale per l’edilizia sociale (Eres) e gli Iacp, l’istruzione e la formazione professionale. L’azzurro non si occuperà più di università, ricerca e innovazione e di politiche della casa. All’assessore Vincenzo Niro (Popolari per l’Italia) le deleghe ai lavori pubblici, viabilità e infrastrutture, sistema idrico integrato e demanio regionale. Il rappresentante dei Popolari cede la difficile delega ai trasporti e alla mobilità e quella allo sport e all’impiantistica sportiva. «Ripeto, nessun intento punitivo ma solo la necessità di ragionare insieme a loro» rimarca il presidente.
E, per il quinto assessore, il confronto è apertissimo – come è noto – con la Lega.
red.pol.

 

 

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