Il quinto assessore resta congelato. Un ossimoro rispetto alla stagione: lo stop alla nomina, chiesto dalla maggioranza al governatore che nonostante si fosse detto pronto qualche giorno fa ha accettato di buon grado di fermare tutto, fino all’autunno. Fino a novembre, più o meno.
E la Lega? La Lega capirà o, al massimo, la controffensiva non avrà ripercussioni dirette sugli equilibri di Palazzo D’Aimmo, dove il Carroccio non ha più rappresentanti fra gli eletti. Almeno per ora. Insomma, fra gli attacchi dei colonnelli e del leader Salvini e consiglieri scontenti che gli votano contro, Toma ha scelto di accontentare questi ultimi.
«A novembre abbiamo il giro di boa: dovremo rieleggere la presidenza del Consiglio. Da qui fino a settembre, ottobre avremo delle riunioni di maggioranza in cui ridefiniremo le posizioni», spiega Toma. Quindi, anche il quinto assessore e gli altri quattro, eventualmente, e pure le presidenze delle commissioni. Nel conclave di ieri mattina, è stata rispolverata l’intera vicenda Lega: dall’espulsione delle consigliere Calenda e Romagnuolo (che erano in dissenso rispetto all’allora coordinatore e assessore esterno Mazzuto) al commissariamento della sanità deciso dal governo gialloverde e alla scelta del candidato sindaco di Campobasso (con la sconfitta del centrodestra battuto dai 5s). In Assise, poi, non c’è più il gruppo della Lega: Romagnuolo è ‘Prima il Molise’ e Calenda è andata nel Misto. «L’attribuzione dell’assessorato esterno alla Lega in questo momento potrebbe creare turbolenze in Consiglio, ritengo più responsabile tenere la casella congelata. Ma a questo punto dovrò ridistribuire le deleghe (Mazzuto fra le altre aveva Lavoro e Politiche sociali, ndr), agli altri assessori e al sottosegretario», spiega ancora Toma.
Pareva fosse tutto fatto, deciso. Il chiarimento che volevo con i vertici della Lega c’è stato, aveva dichiarato sabato il presidente. Ma la maggioranza ha fatto muro, ha riferito ieri sempre Toma. Nessun aut aut ma «12 consiglieri mi hanno chiesto di non attribuire la nomina a un assessore esterno della Lega e di valutare gli eletti». Più saggio non procedere, ha concluso: «Posso aspettare».
In pole c’era Michele Marone. «È il presidente del Consiglio comunale di Termoli e non lo disturberemo…», aggira l’ostacolo Toma.
E la sensazione è che anche in autunno il quinto assessore potrebbe non essere della Lega a questo punto. A meno che una delle due pasionarie torni a casa e Toma decida di suggellare la riappacificazione e il ritorno della pax in maggioranza con un posto in giunta (che risolverebbe anche il problema quota rosa). O a meno che non si concretizzino altri ingressi nel Carroccio, ventilati più volte in questi mesi ma che poi non si sono concretizzati: il capogruppo dei Popolari Di Lucente, ad esempio. O l’attuale numero uno di Palazzo D’Aimmo Micone. Che dal giro di boa, non è da escludere, potrebbe uscire confermato nel ruolo. Ma con la spilla di Alberto da Giussano (idealmente perché ha già chiarito che lui non ha portato indosso mai i simboli dei partito in cui ha militato) sul bavero della giacca.

r.i.

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