Come erano rimasti d’accordo all’incontro di venerdì a Pozzilli, lo ha chiamato Jari Colla. La Lega ha fatto le sue valutazioni e al governatore del Molise ieri mattina ha indicato Michele Marone: è lui il successore di Mazzuto nell’esecutivo Toma, anche nelle deleghe (Lavoro, Welfare, Famiglia, Immigrazione e Terso settore).
Alle regionali del 2018, il gran rifiuto. Marone non volle accordarsi col centrodestra di Toma, della coalizione parlò come di una grande ammucchiata. «Uno screzio politico superato – dice adesso Toma – e che comunque non aveva cancellato la nostra antica amicizia».
Tiene per sé le motivazioni di cui lo ha messo a parte il commissario del Carroccio. Pareva una questione interna a Palazzo San Giorgio, un derby fra Pascale e Tramontano. Poi invece la decisione è ricaduta sulla costa con un riequilibrio territoriale a cui i governi degli anni passati tenevano di più. Adesso si fa meno caso al bilancino geografico. Ma nell’esecutivo di Palazzo Vitale il basso Molise non aveva rappresentanti.
Alle comunali di Termoli Marone, che era stato poi eletto presidente del Consiglio, è stato uno degli uomini forti della coalizione del sindaco Roberti, 441 i consensi conquistati.
«Ho rispettato i patti con un partito importante della nostra alleanza. Le argomentazioni di Colla mi hanno convinto. Anche alla luce di quel che è accaduto dopo», aggiunge Toma. Dopo è accaduto che Aida Romagnuolo e Filomena Calenda hanno votato (oltre a Iorio) con i 5s e il Pd una mozione che lo impegna a una ricognizione dei fondi ‘dormienti’ di Finmolise e una loro riprogrammazione. Niente di eclatante, ma volevano lanciare un segnale evidentemente. Che il governatore non ha colto, non ha voluto farlo. O meglio, dice: «Io conto che adesso tutti capiscano. Chi vuole ‘spaventarmi’, per dire così, deve dimostrarmi che non tiene a certe posizioni. Io sono stato votato per amministrare e penso di star portando avanti il cambiamento. Per il resto sono pronto a tornare in pista nella mia professione, ho appena finito di biancheggiare il mio studio (di commercialista, ndr), perché non subisco alcun condizionamento».
A settembre, aggiunge poi, si comincerà a parlare delle cariche da riassegnare col giro di boa: scade l’ufficio di presidenza del Consiglio, di norma si ridiscutono anche le presidenze di commissione. «Chi pensa di meritare potrà dimostrarmelo al tavolo», sottolinea. E l’avviso potrebbe essere diretto pure a Micone e Di Lucente (presidente del Consiglio e della I commissione) che insieme alle due pasionarie e a Cefarattti e D’Egidio hanno firmato la nota con cui stabilivano un disco rosso all’esterno della Lega. «La porta non è chiusa per nessuno. Ho appena sentito Michele Iorio che mi ha fatto notare una procedura sulla firma digitale, lo ha fatto con una sua interpellanza su Molise Dati, che va cambiata e lo farò. Ma io rispetto i patti e pretendo che vengano rispettati», conclude Toma sul punto.
Marone, avvocato, eredita deleghe impegnative e vertenze annose e ingarbugliate. «Una persona capace di mediare, rappresenta certo il Molise ma la sua presenza è un riferimento per il basso Molise in particolare naturalmente. Ha le qualità giuste e saprà esprimerle al meglio», è il benvenuto in squadra che al neo assessore riserva il presidente.

ritai

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.