Undici voti a favore, 8 astenuti e 2 assenti: il Consiglio dice sì alla proposta di realizzare al Vietri il centro Covid.
Passa a maggioranza – al termine della seduta monotematica – la mozione unitaria, frutto della sintesi dei documenti Pd e 5 Stelle e con le minoranze votano Mena Calenda, Aida Romagnuolo e Michele Iorio. In mattinata, a palazzo il presidio dei comitati: quelli a sostegno della realizzazione del centro in terra frentana (come il sodalizio di Larino e il Forum per la sanità pubblica) e anche il pro Cardarelli che invece sostiene che i soldi del dl Rilancio vadano destinati al Dea di II livello.
È toccato al segretario dem Vittorino Facciolla aprire le danze: oltre gli argomenti ormai noti in favore del Vietri, il tema che fa da sfondo riguarda «il ruolo sempre più sbiadito del Consiglio regionale, la sua perdita di centralità stante la circostanza che gli atti approvati dall’Aula siano poi disattesi». Così potrebbe finire pure per l’impegno sul Vietri, già approvato a maggioranza il 6 aprile. «Toma lo dica con chiarezza: gli atti hanno un valore o sono una messinscena, una finzione politica?», accusa Facciolla. Sottolineature politiche anche negli interventi dei 5s. «Dopo aver annunciato, in pieno lockdown, la riapertura del Vietri, il governatore ha corretto il tiro, ha smentito, poi ha cambiato di nuovo idea e oggi ha contestato l’ipotesi con vuoti giri di parole» dicono i pentastellati che rimarcano come non sia ancora nota la proposta alternativa di Toma. «Il Consiglio e i molisani hanno il diritto di conoscere costi, tempi, modi del suo progetto. Finora, invece, solo annunci». L’astensione del presidente e di parte della sua maggioranza «neanche ci stupisce – continuano dal Movimento -: Toma è lontano dalla realtà, è politicamente poco lucido, crede di poter governare da solo, non ascolta i cittadini, né gli amministratori né i consiglieri della sua maggioranza. Si sta sfiduciando da solo».
Mentre Fontana ricorda a Pallante che la prima firma all’emendamento che il 6 aprile ha portato in Aula il progetto Larino centro Covid era la sua, Michele Iorio rimarca la linearità del suo voto. Non ha cambiato idea rispetto a 40 giorni fa. «Il compito di un’amministrazione non è quello di evidenziare i pericoli, ma di fare in modo di eliminarli qualora si presentino», rimarca nel contestare le ragioni (di ordine economico anche) con le quali il governatore ha motivato la sua posizione. Il centro Covid a Larino, per Iorio, «è una opportunità per il Molise intero: dovremo muoverci il prima possibile anche su Termoli – rilancia – dove rischiamo di essere assorbiti da San Salvo e Vasto. Non ho avuto la possibilità di scegliere tra il progetto del commissario e quello della Regione perché quest’ultima non ha presentato in Consiglio nessun progetto. E il Consiglio è l’organo supremo – rimarca Iorio – L’unico che può procedere all’approvazione di un atto per la realizzazione del programma centro Covid che si possa definire regionale».
Altra voce di dissenso della maggioranza quella di Aida Romagnuolo. «Voterò lealmente per il rispetto dovuto al territorio del basso Molise e soprattutto per la mia appartenenza, per il centro Covid a Larino e per un centro di malattie infettive interregionale purché si diano risposte immediate al territorio e ai nostri cittadini». Durissimo anche l’intervento del consigliere Cefaratti (che poi si è astenuto): «Sono stanco di stare seduto su questa sedia e non fare nulla per il territorio», le parole chiave legate naturalmente all’impossibilità di incidere come consigliere nelle questioni sanitarie appannaggio della struttura commissariale. Il sottosegretario Pallante analizza i motivi per i quali l’ipotesi Larino non sarebbe più percorribile, di fatto anticipando l’intervento di Toma. Andrea Di Lucente si fa portavoce di una parte corposa della maggioranza, i sei che voteranno poi «secondo coscienza». Un atto di enorme responsabilità quello da votare, spiega. «Un tassello importante per indirizzare la nostra sanità regionale verso una direzione, perché il nostro potere decisionale è monco, compresso da un commissariamento che, nel corso degli anni, ha tolto ogni possibilità senza produrre nemmeno una soluzione». Votare secondo coscienza perché al servizio dei cittadini e del territorio, di un’idea costruita con anni di impegno politico. «In questi giorni noi abbiamo avuto confronto, dialogo. Abbiamo riflettuto insieme, abbiamo comparato dati, esperienze, abbiamo riportato le voci del territorio. Abbiamo tentato di fare sintesi. In un solo concetto: abbiamo fatto la maggioranza». Al governatore l’accusa di essersi chiuso «in una torre d’avorio, rifiutando il confronto». E questo «non è essere leader, significa essere in balia degli eventi e non guidarli». Il divide et impera non ha funzionato, secondo la narrazione dell’esponente dei Popolari per l’Italia che segnala come le scelte da assumere avrebbero dovuto essere oggetto di un confronto che non c’è stato. «Oggi voteremo secondo coscienza. Ma, presidente, ricordi che noi stiamo facendo davvero la maggioranza. Non lei e i suoi assessori». Di Lucente e Micone risulteranno poi assenti, 8 gli astenuti (Cavaliere, Cefaratti, Cotugno, D’Egidio, Di Baggio, Niro, Pallante e Toma naturalmente) e i 3 voti dalle fila del centrodestra che consentono alla mozione di passare con 11 sì.
red.pol.

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