La prima ipotesi – che il governatore Toma sia uno sprovveduto che non sa mettere in campo provvedimenti normativi che resistono ai rilievi – il Pd la propone ma la scarta. «Non ci credo», dice il segretario regionale Vittorino Facciolla.
Resta la seconda: che il governatore abbia voluto e ottenuto, con la condivisione del capo dell’Assise Micone, i due commi che Palazzo Chigi ha chiesto di modificare (o semplicemente rimuovere) per «una migliore difesa davanti al Tar» nei ricorsi proposti da due dei surrogati mandati a casa (Tedeschi e Scarabeo) e su cui adesso il tribunale amministrativo si è dichiarato incompetente in favore del giudice ordinario. Non è che Toma non sa fare le leggi, quindi è l’accusa del Pd, è che le fa «a uso e consumo».
Ultimi giorni di aprile, giorni concitati: bilancio da approvare e fibrillazioni in maggioranza. Toma azzera la giunta, revoca gli assessori che tornano così consiglieri. Alla seduta che avvia la sessione di bilancio, i surrogati non vengono convocati, del reingresso nelle funzioni consiliari degli ex assessori si prende atto con una comunicazione di Micone. Il Pd, ricordano Facciolla e Fanelli, contesta la procedura. Intanto, Scarabeo e Tedeschi si rivolgono al Tar, la comunicazione di Micone è uno dei punti del ricorso. Con la legge di stabilità vengono inseriti due commi che interpretano l’articolo sulla surroga appena abrogato – «la buonanima dell’articolo 15» per dirla con Facciolla – nel senso che per la presa d’atto della cessazione dei consiglieri surrogati basta la comunicazione all’Aula da parte del presidente.
Giovedì il Consiglio dei ministri impugna uno dei commi dell’articolo 12 della finanziaria 2020, quello che estende il prelievo venatorio per la caccia al cinghiale. Non lo fa invece per i primi due commi, quelli che interpretano come attuare la cancellazione della surroga, perché c’è l’impegno della Regione – il Cdm lo scrive nel comunicato – a modifiche che eliminano i profili di incostituzionalità.
Il Pd convoca d’urgenza la stampa per la mattina successiva. Gli ex surrogati condividono sui social la soddisfazione perché ‘c’è un giudice a Berlino’. Si va a dormire con la sensazione che possa essere accaduto qualcosa di grosso. La mattina, le cose sono più chiare. Conseguenze pratiche, è Facciolla il primo a dirlo, prossime allo zero. Politiche, invece, quante se ne vuole.
Micaela Fanelli definisce Toma come il Cimabue di Carosello: ne fa una e ne sbaglia due. «Un pastrocchio che noi avevamo già definito tale anche giuridicamente e le cui conseguenze si sono concretizzate in un nuovo sfaldamento della maggioranza. Adesso Toma deve mettere una pezza, tornerà in Aula e spiegherà quello che a noi era già evidente. La procedura ha esautorato il Consiglio». Aggiunge la capogruppo che è stata «violata la democraticità. Lo disse alla stampa chiaramente in quei giorni: mando gli assessori a votare il bilancio», facendo saltare – rileva Fanelli – il meccanismo dei pesi e contrappesi su cui poggia l’equilibrio dei poteri. Peraltro «in un momento molto grave e anche per questo la vicenda è un punto fermo della nostra mozione di sfiducia».
I dem chiederanno una seduta monotematica, comunque l’occasione di confronto ci sarà perché Toma dovrà portare la proposta di abrogazione dei commi incriminati.
«Se Toma fosse stato convinto della scelta l’avrebbe difesa alla Consulta. Invece si impegna a modificarla. Perché? Perché adesso – ragiona Vittorino Facciolla – quelle previsioni non servono più, il Tar si è dichiarato incompetente. Evidente che l’obiettivo fosse quello di difendersi dall’azione giudiziaria che i surrogati avevano intrapreso contro di lui». Ancora prima, sostiene il segretario regionale, «ha deciso di mandare a casa i surrogati perché non avrebbe avuto i numeri sul bilancio. Noi avevamo proposto di abrogare la surroga ma dalla prossima legislatura. Evidentemente serviva subito. Ed è stato fatto nell’ambito della finanziaria e notte tempo, come nelle dittature sudamericane».
Conseguenze pratiche zero, ma per il Pd quello arrivato da Roma è uno schiaffo al governatore del Molise. Anzi, si arrischiano a prevedere i dem, potrebbe arrivarne un altro sui piani Covid. Perché hanno l’impressione che passi il progetto Vietri? «È la logica minima – risponde Facciolla – Di fronte a progetti entrambi ‘potabili’ il decisore politico nazionale valuta che il Consiglio regionale ha dato l’ok a quello che riguarda Larino e che è sostenuto da 120 sindaci».
r.i.

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