Ieri pomeriggio, la prima riunione di maggioranza in presenza, a Palazzo Vitale, nella sala parlamentino per garantire le misure anti Covid. La prima della fase post emergenza e dedicata a dirimere l’emergenza scoppiata dentro la maggioranza, che dopo la nomina dell’assessore esterno in quota Lega ha deciso che era il momento per affrontare i cosiddetti ‘nodi’ e, come dire, sputare i rospi ingoiati finora. «Non ci siamo abbracciati proprio per rispettare le regole anti contagio, ma è stata una riunione positiva e senza scossoni. Armonia ritrovata», sintetizza il presidente Donato Toma.
Dal confronto interno al centrodestra (che si è svolto in un conclave lungo un weekend a Campodipietra), che non ha visto protagonista il governatore fino a ieri sera, sono venuti fuori due documenti: il primo chiede la revoca dell’esterno, perché tutti gli esponenti di maggioranza concordano che in giunta debbano sedere eletti, e un maggiore coinvolgimento dei consiglieri. Quindi, Marone fuori dall’esecutivo e deleghe anche ai consiglieri. In calce le firme di tutti.
Non così, invece, riguardo al secondo documento, quello sui nuovi assetti: per esempio, prevede che al posto di Marone entri nell’esecutivo Aida Romagnuolo e promuove Pallante assessore mentre retrocede uno dei due assessori di Forza Italia (Cavaliere e Di Baggio) a sottosegretario. Mancano tre firme, in questo caso: i due assessori azzurri, appunto, e Filomena Calenda.
«Chi non è d’accordo con quell’organigramma si è rimesso a me», conferma Toma. che la scorsa settimana ha parlato con i gruppi o i singoli consiglieri. Ieri pomeriggio non si è discusso delle risultanze dei colloqui, soprattutto di quelli ‘be to be’. Come già anticipato in questi giorni, le sue decisioni le renderà note dopo il voto sulla mozione di sfiducia che sarà oggi all’esame dell’Aula di via IV Novembre. La riunione di ieri è servita a preparare la discussione, la risposta della maggioranza a Pd e 5 Stelle. L’esito sembra segnato e a favore di Toma. Andrea Di Lucente – dei sei dissidenti del polo civico è uno dei tre più ostinatamente ribelli (gli altri sono Micone e Aida Romagnuolo) – ha ribadito ieri che non voterà la mozione delle minoranze, caso mai se Toma non mantenesse gli impegni o se non si invertisse la rotta sarebbe lui a presentarne una.
Il governatore, però, non fa pronostici sull’esito della sfiducia: «Vedremo come va», dice. Si prepara a un lungo intervento al termine del dibattito. Sugli equilibri interni e su quel che potrà cambiare nei ruoli dei suoi anticipa solamente: «Domani (oggi, ndr) si discute la mozione e a fine settimana faremo i primi aggiustamenti». Magari si comincerà dall’attribuzione delle deleghe ai consiglieri, la parte più light della piattaforma di rivendicazione. E quella hard? Cioè, con l’assessore Marone come intende fare? «Lo dirò prima all’assessore, non si offenda, e poi alla stampa».
Ai suoi Toma ha chiesto tempo fino a sabato. E potrebbe chiudere tutta la prima parte della partita. Preparando così gli assetti di novembre.

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