Un documento unanime. All’altro, mancavano tre firme. E mancano ancora, nonostante l’altra lunghissima riunione di maggioranza di ieri. Tutti d’accordo, i consiglieri regionali di centrodestra nel chiedere a Toma deleghe per tutti gli eletti e non solo per gli assessori e, soprattutto, la revoca dell’esterno. Il nodo si ingarbuglia quando, su richiesta dello stesso governatore, gli stessi 11 sono chiamati a inviargli un prospetto con il nuovo organigramma: non ci sono le firme di Forza Italia sotto quello schema (che fra le altre cose prevede l’ingresso di Aida Romagnuolo al posto di Michele Marone e il ridimensionamento degli azzurri che invece insistono a chiedere di tenere entrambe le posizioni dentro l’esecutivo) e non c’è la firma di Filomena Calenda.
Al termine del conclave – in mattinata altra puntatina a Campodipietra e nel pomeriggio a Campobasso a Palazzo Vitale dal governatore – le posizioni sembrano le stesse di prima. Il fronte più oltranzista (Popolari per l’Italia e Udc oltre alla Romagnuolo che però all’incontro non c’era) chiede a Toma di dar corso alla richiesta unanime. Forza Italia e Calenda pure ribadiscono il no alla seconda parte. Tolto Marone dalla giunta – e dopo aver scatenato la reazione della Lega nazionale perché il commissario Colla è stato elegante ma chiaro – senza un’intesa sul successore Toma sarebbe punto e a capo.
«Stiamo ragionando per trovare una quadra», dichiara il presidente dopo la riunione. Anche oggi, dopo la seduta del Consiglio, proseguirà il confronto interno. Entro qualche giorno, il governatore formalizzerà qualche decisione. Chi non ha firmato si è rimesso a lui. A cui tocca quindi la sintesi. Ma un dato lo conferma: non attuerà il primo documento al buio, senza una quadra o comunque una sintesi sul secondo.

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