Come anticipato sull’edizione di ieri, il presidente Toma – nella serata di mercoledì – ha attribuito le deleghe di sua competenza ai consiglieri regionali di maggioranza Calenda, Cefaratti, D’Egidio e Di Lucente. Responsabilità importanti per i quattro esponenti del centrodestra. Mena Calenda – eletta con la Lega e ora nel gruppo misto, presidente della Quarta Commissione consiliare – si occuperà dei rapporti con gli Ambiti territoriali sociali e del monitoraggio delle attività di erogazione dei servizi. Al vicepresidente del Consiglio regionale , Gianluca Cefaratti, eletto con Orgoglio Molise, la gestione della complessa materia che riguarda l’integrazione dei servizi socio-sanitari. Delega pesante per l’azzurro Armandino D’Egidio, presidente della Terza Commissione consiliare, che si occuperà di Protezione civile in un momento storico nel quale l’organismo e il suo funzionamento ottimale appaiono davvero centrali. Grande impegno e responsabilità, alla luce delle modifiche radicali che hanno stravolto le modalità di lavoro in ogni settore, anche per il presidente della Prima Commissione, Andrea Di Lucente, eletto con i Popolari per l’Italia, che ha la competenza in tema di semplificazione dei procedimenti amministrativi e digitalizzazione nell’ambito di “Agenda digitale”. L’attribuzione di queste specifiche materie, con le responsabilità che ne conseguono, nei fatti consente ai consiglieri di espletare l’azione politica nel rispetto delle linee programmatiche e di seguire i settori di competenza in raccordo con il presidente e la struttura amministrativa regionale, anche in sede di tavoli, riunioni politiche e istituzionali, con esclusione delle attività di rilevanza esterna. Attribuzioni queste che sono state attentamente vagliate e soppesate dal governatore Toma e che, nei fatti, blindano la maggioranza che lo sostiene. Per i quattro consiglieri delegati si tratta di un ‘compito aggiuntivo’ visto che tutti ricoprono ruoli istituzionali rilevanti oltre quello del consigliere regionale. Doppi incarichi per tutti tranne che per Michele Iorio, spina nel fianco della maggioranza, che ricopre il solo ruolo di presidente della Seconda commissione consiliare e per la pasionaria Aida Romagnuolo in predicato per giorni per il ruolo di assessore regionale ma poi finita nell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, almeno fino a novembre prossimo. Sullo sfondo, infatti, l’ormai imminente giro di boa: in concomitanza con i primi due anni e mezzo di mandato, si procederà alla rielezione del presidente dell’assise consiliare e quindi al rinnovo dell’ufficio di presidenza (attualmente composto da Cefaratti, Manzo, Nola e Romagnuolo) sul quale punta il Pd, rimasto a bocca asciutta nel maggio del 2018. Stessa sorte per le Commissioni consiliari che sono sottoposte alla identica scadenza di metà mandato. Mentre i consiglieri delegati si preparano alle nuove responsabilità e agli impegni del caso, Massimiliano Scarabeo non perde l’occasione per lanciare i suoi strali contro il governatore e i suoi quattro ex colleghi di maggioranza, «i più riottosi» come li definisce. «Una scelta (quella di Toma, ndr) fatta al solo fine di placare i malumori interni e far digerire la nomina in Giunta del quinto assessore in quota Lega – dice Scarabeo che, come ha fatto anche Antonio Tedeschi, ha impugnato la sentenza del Tar che ha affidato alla giustizia ordinaria il caso dei consiglieri surrogati ‘rispediti’ a casa dalla modifica della legge elettorale – . Siamo di fronte a un’azione di mera fantasia istituzionale – continua Scarabeo -. Il tutto avverrà sotto la sapiente regia del presidente della Giunta regionale al quale i finti assessori dovranno fare rapporto. Spiace constatare, dal mio punto di vista come alcuni consiglieri si siano venduti per meno di un piatto di lenticchie. Un modo di fare politica che non mi appartiene e dal quale prendo nettamente le distanze».

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