Il tempo per mettere a punto i progetti finanziabili col Recovery Fund sta per scadere. Il 15 ottobre il governo dovrà inviare a Bruxelles la finanziaria 2021 e le schede di progetto per spendere immediatamente il 10% dei fondi del Next Generation Eu. «Da via Genova non arrivano segnali rassicuranti, anzi, non ne arrivano proprio», attacca Micaela Fanelli. Mercoledì prossimo si riunirà a Roma il Comitato interministeriale per gli affari europei per fare il punto sui progetti presentati dai Ministeri e dagli enti locali. «Finora ne sono arrivati 534, quanti dal Molise? È possibile saperlo – incalza la capogruppo dem di Palazzo D’Aimmo – o anche in questo caso, vedasi il Cis, Toma ha deciso di fare (e peggio ancora, di sbagliare) tutto da solo? Dove e come si vuole intervenire? Con quali tempi? Dov’è e come è orientato il lavoro dei vari assessorati? Sono state avviate le necessarie interlocuzioni con i Ministeri competenti? Dov’è il necessario ascolto e confronto con tutti gli stakeholder interessati? E anche se si vuole escludere il Consiglio dai suoi compiti di programmazione e pianificazione strategica, è prevista almeno un’informativa precedente all’invio a Roma dei nostri progetti?». Poi l’invito a Toma: «Ci stupisca e, già la settimana prossima, venga in Consiglio, porti le schede progettuali, ci mostri tutto il lavoro svolto finora e si confronti, quanto meno, con la sua maggioranza “superstite”».
Il 4 agosto i presidenti delle Regioni tornarono a vedersi in presenza dopo il lockdown: occasione speciale, i 50 anni dalle elezioni del primi Consigli. E un appuntamento importante col Capo dello Stato per onorare l’anniversario. A Mattarella consegnarono un documento: le Regioni nel Recovery plan devono avere voce da protagoniste. Venti giorni dopo, una videoconferenza con il ministro degli Affari europei Amendola. Sul tavolo la stessa richiesta dei governatori: decidere per il proprio territorio, proporre opere e interventi strategici da realizzare con i fondi del Recovery fund. Amendola assicurò ai presidenti che avrebbero ricevuto schede da compilare e specifiche necessarie a fare proposte per il piano straordinario destinato a finanziare la ricostruzione post Covid. Ad oggi, ha lamentato la commissione Finanze della Conferenza delle Regioni riunitasi il 1 settembre – durante la quale Toma ha ribadito la richiesta di affidare un ruolo propositivo ai territori – il governo ancora non ha trasmesso né la matrice per la evidenziazione di eventuali progetti regionali né l’elenco degli interventi definiti sulle priorità che costituiranno la proposta italiana da rappresentare in sede Ue il prossimo 15 ottobre. «Il governo ci ha snobbato, non sappiamo neanche cosa stia inserendo nel piano. Sul Sole 24 Ore abbiamo letto di 100 progetti, tutti del governo. Noi presidenti stiamo conducendo la battaglia nelle sedi istituzionali, senza polemiche ma con fermezza. E poi in Molise la capogruppo del Pd attacca me? Quali progetti dovrei inviare, come? Se il suo governo ha accentrato tutto. Di quel che ci aveva garantito Amendola non abbiamo ricevuto un beneamato nulla. La verità, come abbiamo evidenziato in commissione Finanze qualche giorno fa, è che questo esecutivo se ne infischia delle Regioni!». L’8 settembre, la Commissione Bilancio della Camera ascolterà in audizione sul Recovery plan la Conferenza delle Regioni, ci sarà la governatrice dell’Umbria Tesei che porterà anche in quella sede le rimostranze dei presidenti. «Sono rammaricato di quanto affermato dalla Fanelli, dichiarazioni – affonda Toma – gratuite e populiste. Non avevo alcuna intenzione, e non ne ho, di creare scontri politici con il governo Conte e polemiche a mezzo stampa. Ma devo ristabilire la verità dei fatti. È il governo del Pd e dei 5 Stelle che sta escludendo i territori, non i territori che non elaborano progetti e idee! Noi presidenti siamo perciò pronti a una protesta fortissima e ci aspettiamo una convocazione con urgenza».
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