Riaprire il dibattito sulle macroregioni: questo l’invito rivolto dal deputato 5s Antonio Federico ieri in Commissione Questioni regionali ai colleghi e al ministro Francesco Boccia che era in audizione. «È giusto che questo tema – così Federico rilanciandolo dopo i mesi bui del lockdown – sia affrontato in Parlamento da ciascuna forza politica».
In commissione, spiega, si sta portando avanti un’indagine conoscitiva sul regionalismo differenziato, ascoltando i presidenti che ne hanno richiesto l’attivazione e i Ministeri coinvolti, «per permettere al Parlamento di affrontare il tema nel pieno rispetto dei dettami costituzionali e dei principi di unitarietà, solidarietà e sussidiarietà. In maniera parallela, però, credo sia giusto cominciare a ragionare sul tema delle macroregioni, non solo e non tanto come ridefinizione di meri confini territoriali, ma anche e soprattutto come veicolo per una migliore erogazione di servizi. Penso a comparti come quelli della sanità, dei trasporti o della scuola, da organizzare e gestire in maniera diversa, più rispondente ai bisogni dei cittadini. Dobbiamo trovare – è convinto Federico – il modo di garantire anche alle piccole realtà che non possono avere la ‘massa critica’ delle regioni più grandi, e penso ovviamente soprattutto al Molise, i livelli essenziali di assistenza o i livelli essenziali di prestazione, insomma dobbiamo garantire ad ogni territorio la sicurezza, l’adeguatezza e la sostenibilità di tutti i servizi da erogare».
Tanto più che nei prossimi mesi «arriveranno risorse come mai in passato e tante di queste arriveranno al Sud. C’è la quota di aiuti finanziari previsti nell’ambito del Recovery plan, pari a circa 65 miliardi. Di questi, almeno il 34% dovrà essere destinato al Mezzogiorno, anche se dovrà prevalere l’analisi dei fabbisogni di investimento che, in alcuni settori, ad esempio quello delle infrastrutture, fa salire la percentuale». Senza precedenti anche la quota di risorse per la coesione destinata all’Italia. «Sulla base delle stime di riparto, arriveranno in totale circa 43 miliardi in fondi strutturali europei per il ciclo 2021-2027, a cui vanno aggiunti il cofinanziamento regionale e quello nazionale che possono attivare una quota di risorse per programmi operativi di circa 80 miliardi di cui circa 52 saranno destinati al Mezzogiorno. In pratica l’insieme delle risorse aggiuntive rispetto a quelle ordinarie dello Stato raggiunge quote mai realizzate. Sempre al Mezzogiorno è inoltre destinato l’80% del Fondo sviluppo e coesione, più di 73,5 miliardi che porterebbero la ‘spesa aggiuntiva’ complessiva attivabile al Sud a circa 140 miliardi. C’è poi il fondo perequativo con cui ridurre il gap infrastrutturale, anche digitale, tra Nord e Sud: per ora ci sono 500 milioni per i prossimi tre anni, ma entro il 2020 i ministeri di Infrastrutture e Finanze dovranno definire gli standard infrastrutturali e potranno aggiungere ulteriori risorse».
Presto, conclude l’onorevole pentastellato, saranno a disposizione gli strumenti per rilanciare il Paese: « L’Italia è un punto di riferimento mondiale per affrontare la crisi sanitaria. Ora abbiamo la possibilità di andare oltre, di rialzare l’economia, ma c’è bisogno dell’aiuto di tutti e soprattutto c’è bisogno di una equa distribuzione delle risorse e di una migliore erogazione dei servizi essenziali».

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