Si rafforza Fratelli d’Italia con l’ingresso, ormai ufficiale, di Michele Iorio, già presidente della Regione e attuale consigliere regionale. Una vicinanza non recente, come gli addetti ai lavori sanno bene: all’interno del Consiglio regionale una prima ’mossa’ attraverso un’intesa siglata a margine delle Europee, tra Raffaele Fitto e Giorgia Meloni. Allora gruppi federati e candidati unici per tutte le consultazioni elettorali. Oggi Michele Iorio compie quel passo e approda nel partito politico che registra a livello nazionale una importante fase di crescita nei consensi. «Continuo quell’impegno che ho assunto in campagna elettorale alle Europee e che continua con Fitto anche adesso. A Roma ho rappresentato le mie intenzioni: poter collaborare con il partito e nel partito per dare al centrodestra il mio supporto, con la volontà che ho di portare avanti un discorso programmatico completamente diverso da quello che si sta facendo». L’ufficializzazione del passaggio a FdI – anche se il tesseramento vero ancora non avviene – non significa di certo che ci siano rasserenamenti nei rapporti politici. «Oggi c’è di nuovo che ne ho parlato con i dirigenti nazionali raccogliendo consensi, a dire il vero: io vado avanti per la mia strada, ci sarà una fase congressuale per poi definire un percorso. Credo che la politica debba avere pienamente la consapevolezza di quello che fa e degli obiettivi che raggiunge: sono uomo di centrodestra, legato a scelte programmatiche fatte nel passato e ancora non realizzate in questa regione, fermamente convinto della necessità di un cambiamento di linea politica rispetto ai nuovi processi che avvengono in Europa. Penso ci sia bisogno di un rilancio della politica vera, che affronti temi veri: occupazione, futuro dei giovani, spopolamento, emigrazione, forse un po’ frenata solo dall’emergenza Covid. Credo che questo centrodestra, così come è stato rappresentato e interpretato da Toma, non stia dando le risposte giuste. Penso, però, che non si debba ammainare la bandiera di uno schieramento capace di aprire il confronto anche con altri movimenti, partiti di centro e non di centro che possano dire la loro. Non sono fumoso – riflette ad alta voce Iorio -: sono convinto che esista la possibilità di una politica diversa ma, per farla, ci vogliono interlocutori adeguati». Si torna a bomba. E il giudizio sull’operato del presidente Toma non è fumoso. «Non lo immaginavo così quando l’ho votato e sul piano operativo credo non abbia dato le risposte che mi aspettavo. Non solo io. Credo di non sbagliare se interpreto un vasto sentimento di delusione che sta accompagnando questa fase politica. Spero che questo non significhi la fine del centrodestra. Penso – continua ancora il già governatore – che ci siano da fare cose diverse. Se Toma sarà in grado di farle, ben venga. Ma dubito che lo sia». Da tempo in fase di rottura, Iorio non partecipa alle riunioni di maggioranza. «Non accetto nulla di quanto fatto, né in termini di organizzazione del lavoro in Consiglio regionale né in termini di rispetto dei ruoli del Consiglio e della Giunta ma soprattutto per quanto attiene il rispetto delle impostazioni programmatiche e di difesa di una Regione che è assente. Non ci siamo – rilancia -, non siamo presenti su molti settori vitali dello sviluppo, siamo ai margini di qualsiasi tipo di politica. Si guardi al problema dell’utilizzo dell’acqua, per esempio. Si annunciano soluzioni banali, come quella del pagamento del debito della Campania per trasformarlo in un caso di politica innovatrice mentre il problema riguarda, oltre all’impegno da onorare, gli accordi che devono essere stipulati per sostenere l’economia molisana in maniera determinante visto il grosso sostegno che noi offriamo». Non solo la questione della cessione dell’acqua, «tema vitale e scomparso dall’agenda politica. La gestione dell’emergenza Covid? Del tutto fallimentare. Il Consiglio ha votato scelte che non sono state portate avanti. Una responsabilità che non ritengo sia solo regionale: a mio avviso qualcuno, a livello ministeriale, ha interpretato in maniera errata il decreto legge al punto che la volontà della Regione Molise è stata espressa dal presidente ma non dal Consiglio, cosa che invece avrebbe dovuto essere». Da oggi, quindi, ufficialmente FdI ha due esponenti in Aula. E uno è anche assessore. Potrebbe essere un problema politico? «Potrebbe rappresentare una difficoltà ma dipende da come gli interlocutori interpretano il proprio ruolo. Credo che questo partito non abbia avuto la considerazione adeguata da parte del presidente Toma che ha operato, nella composizione dell’esecutivo, in maniera non equilibrata ma la partecipazione alla Giunta non impedisce ragionamenti politici. Ognuno ha diritto di farli, indipendentemente da tutto». Il giro di boa si avvicina, novembre è il me
se in cui – passati i due anni e mezzo di consiliatura – saranno eletti il presidente dell’assise e i vertici delle Commissioni.
«Credo che la valutazione debba partire dal Consiglio, penso che la presidenza di Palazzo D’Aimmo debba nascere in Consiglio. Spero che questa proposta venga accettata da tutti, maggioranza e minoranza. Non voglio fare il presidente, sia chiaro. Mi accontenterei, anche se qualcuno pensa di dovermi discriminare ancora, di continuare ad essere presidente della Seconda Commissione. C’è qualche interprete di questa maggioranza che già ha pensato di ridurre i miei spazi di presenza».
red. pol.

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