Domenica 20 dicembre la Rai ha mandato in onda, in seconda serata, un servizio realizzato agli inizi degli anni Sessanta a Sant’Angelo del Pesco durante le festività natalizie. Il reportage, all’epoca, fu trasmesso all’interno del palinsesto di TV 7. Immagini suggestive, una fotografia reale della ruralità delle nostre aree interne e del loro stato di completo abbandono. La stazione ferroviaria sulla vecchia linea Sangritana, gli emigrati che scendevano dal treno con la classica valigia di cartone. I più giovani facevano ritorno dalla Svizzera, quelli più in là con gli anni dalla Germania, in quanto il Paese elvetico non accettava lavoratori al di sopra di una certa età. E poi il ritrovarsi nel bar del paese a giocare a tressette.
Bisogna vederle e rivederle quelle immagini per rendersi conto di quanta strada abbia percorso il Molise e come sia cambiato e progredito rispetto ad allora, anche se qualcosa di quei tempi, purtroppo, permane. All’emigrazione delle “braccia” abbiamo sostituito quella delle “menti”, sebbene il fenomeno non riguardi solo la nostra regione. Tuttavia, l’attenuante non deve costituire un alibi per chi abbia responsabilità di governo. E su questa linea, è bene ribadirlo, siamo costantemente impegnati.
Se il Molise si è lasciato alle spalle ruralità, povertà e marginalità e oggi guarda all’innovazione, al turismo, alla cultura, allo sviluppo sostenibile lo si deve, soprattutto, all’autonomia, una conquista che ha mutato, radicalmente in meglio, il volto del territorio.
Quest’anno ricorrono due eventi: cinquantasette anni dalla legge costituzionale numero 3 del 27 dicembre 1963, che sancì l’autonomia del Molise, e cinquant’anni dalla costituzione delle regioni a Statuto ordinario.
Dobbiamo ricordarli non soltanto in chiave celebrativa, ma come spunti di riflessione su quello che ha significato il regionalismo e sulle sue prospettive. Indubbiamente, a fronte di un quadro di riferimento completamente diverso, va ridisegnata l’architettura dell’autonomia regionale, vanno ripensati metodi, strumenti e strategie che possano trasformare i punti di debolezza di un territorio in punti di forza, le criticità cristallizzate in occasioni di sviluppo. Vogliamo farlo, dobbiamo farlo con razionale ottimismo che, ora più che mai, in questo periodo di crisi, deve orientare la ripresa. Ma da soli non si va da nessuna parte. Ecco perché siamo costantemente impegnati a far sentire la voce del Molise in tutti i contesti politico-istituzionali che possono concorrere allo sviluppo del territorio: Governo centrale, Conferenza delle Regioni, Comitato delle Regioni a Bruxelles, partner della cooperazione.
Essere presenti per contare di più, confrontarsi sui tavoli per tutelare la nostra identità e le nostre peculiarità: in tale ottica sussistono tutte le ragioni per continuare a guardare all’autonomia regionale con fiducia ed entusiasmo.
Donato Toma
presidente Regione Molise

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