Ora la partita si gioca tutta sui vaccini e sul necessario aggiornamento del piano vaccinale.
Ieri pomeriggio il vertice convocato dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia con le Regioni e il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri. Pfizer ha dichiarato che dopo lo stop, deciso unilateralmente, di due settimane dal prossimo mese le riprenderà e recupererà. anche le forniture non consegnate. Sia Arcuri sia i presidenti di Regione però vogliono i fatti. A questo punto non si fidano. E intanto scoppia un’altra grana con AstraZeneca. Che ha fatto sapere che ridurrà del 60% la distribuzione prevista per i primi tre mesi del 2021. «Le ultime notizie che ci arrivano dalle aziende produttrici dei vaccini anti Covid sono preoccupanti – così il premier Conte che ha annunciato azioni legali – Dapprima Pfizer-Biontech ha comunicato un rallentamento della distribuzione ai Paesi Ue delle dosi di vaccino già programmate. Ma ancora più preoccupanti sono le notizie di ieri diffuse da AstraZeneca, il cui vaccino è in attesa di essere presto distribuito anche nell’Ue. Se fosse confermata la riduzione del 60% delle dosi che verranno distribuite nel primo trimestre significherebbe che in Italia verrebbero consegnate 3,4 milioni di dosi anziché 8 milioni».
Ecco perché è fondamentale riaggiornare il cronoprogramma, peraltro ampiamente comunicato agli italiani, e dare informazioni precise. «È proprio quello che abbiamo chiesto», ha spiegato il governatore del Molise Donato Toma ieri sera dopo la videoconferenza con Boccia e Arcuri. «Una comunicazione puntuale su quanto sta accadendo. Per quanto riguarda la prima fase, noi abbiamo le dosi per tutti i richiami. Domani arriva un altro carico di 1.170 dosi Pfizer e le prime 300 di Moderna. Stiamo completando l’immunizzazione delle categorie più fragili che in questa fase, per via della mortalità, rappresentano per noi la priorità. Ora però serve che il governo ci fornisca una tabella di marcia nuova, precisa e certa della disponibilità che avremo e in che tempi per metterci in grado di fare la programmazione dei prossimi step».
Ampliando il ragionamento alla situazione generale, Toma – che ha convocato per il pomeriggio l’unità di crisi – ribadisce la finalità della sua richiesta dei tre moduli removibili di terapia intensiva e sub intensiva che sono in consegna da parte di Arcuri a fine mese. «Non sono container – ribadisce replicando a chi, come i parlamentari 5s, li ha bocciati – ma strutture attrezzate per i pazienti. Certo, è una soluzione d’emergenza, che può andar bene per un breve periodo. Ma noi l’abbiamo pensata per il tempo necessario ai lavori del centro Covid all’ex hospice del Cardarelli infatti».
r.i.

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