«Progressisti nei valori, riformisti nel metodo e radicali nei comportamenti. Oggi non vi serve un nuovo segretario, ma un nuovo Pd». Enrico Letta torna al Nazareno dopo otto anni di lontananza e detta la nuova linea ai democratici. Da questo palco, intorno alle 12,30, parla in diretta streeming all’assemblea dei delegati che più tardi e con un voto plebiscitario lo eleggerà al vertice del Pd. L’ex premier torna da «persona libera» che «negli ultimi sette giorni ha ricevuto più telefonate e messaggi degli ultimi sette anni». Ma promette che non sarà un segretario sulle ali dell’esaltazione: «La vita deve puntare all’essenziale, sono qui per fare le cose». E citanto Andreatta dice: «Non c’è nulla di più sovversivo della verità». Letta ringrazia subito Zingaretti, un pensiero per le centomila vittime del Covid e per quel mezzo milione di italiani che ha perso il lavoro. La speranza che sia trascorso l’anno peggiore della storia repubblicana viene supportata dalla scienza: «Siamo allo sforzo finale, la liberazione arriverà grazie al vaccino». Ma serve cooperazione tra paesi, tra ricercatori e istituzioni perché «nessuno si salva da solo». Fin da subito Letta ammette che nel Pd c’è un problema di genere: «Il fatto che oggi qui ci sia io e non una donna significa che abbiamo un problema».
L’auspicio è che la fine della pandemia abbia lo stesso effetto della caduta di Berlino: «Una straordinaria stagione che ha scatenato uno straordinario entusiasmo per la mia generazione». E il Pd vuole esserci nel momento in cui si ripeterà la ‘magia’. «È il nostro tempo, il tempo in cui coloro che sono stati per troppo tempo esclusi tornano protagonisti» assicura il nuovo segretario che ha lasciato tutti gli incarichi retribuiti ed ha scelto di ripartire dal partito. Un partito che – parafrasando don Mazzolari – non parla dei giovani ma fa parlare i giovani, pronto a combattere per anticipare il voto ai 16enne e per lo Ius soli (e qui già apre il fronte con Salvini), capace di cambiare paradigma accettando le tre sfide globali su cambiamento climatico, pandemia e protezione dei dati personali. Un Pd capace soprattutto di ripartire facendo tesoro degli errori: «Credo nella coalizione, dobbiamo costruire un nuovo centrosinistra su iniziativa e leadership del Pd. Parlerò con tutti coloro che sono interessati al dialogo, parlerò con Speranza, con Bonino, con Calenda, con Renzi, con Bonelli, Fratoianni. Questo nostro centrosinistra andrà all’incontro con il Movimento 5 stelle che sarà guidato da Giuseppe Conte al quale va il mio saluto affettuoso».
Infine la chiamata alle armi dei circoli dove nei prossimi giorni arriverà la proposta «non la sfida» del segretario, una sorta di vademecum da elaborare e arricchire per poi giungere ad una sintesi in un’assemblea in programma il prossimo autunno. E infine uno stop alle tensioni interne e ai tanti ‘non detti’ che si celano dietro il dibattito sulle primarie prima o dopo delle elezioni ovvero quei tanti “teniamo in piedi il governo Draghi il più possibile tanto le prossime elezioni le perdiamo”. «Non è così, io non ho lasciato la vita precedente per guidarvi in una sconfitta. Coinvolgimento di tutti, l’Italia nella sua maggioranza ci seguirà» chiude Letta eletto da lì a poco segretario nazionale con 860 sì, 2 no e 4 astenuti.

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