Gli alleati di colazione avevano dato il loro ultimatum: o il Partito Democratico avanza la proposta per una nuova legge elettorale molisana oppure avrebbero provveduto da soli. Il presidente del consiglio regionale Cotugno è stato l’ultimo in ordine di tempo a rimbrottare il partito di maggioranza. Adesso la segreteria del Pd esce allo scoperto e avanza ufficialmente la propria proposta attraverso Alessandro Aceto, promotore del comitato per la Rappresentanza dei Territori.

“Nei prossimi giorni – spiega Aceto – si costituirà il Comitato per la Rappresentanza dei Territori con l’obiettivo di proporre all’opinione pubblica e agli eletti un testo di legge elettorale immediatamente spendibile nelle sedi istituzionali, laddove ve ne sia la buona volontà”.

La proposta in questione prevede:

tre collegi, ovvero Isernia, Campobasso e Termoli da definire successivamente in proporzione alla popolazione, per i quali viene predeterminata una rappresentanza di 6 o 7 seggi ciascuno (il consiglio è composto da 20 componenti oltre il presidente);

sistema proporzionale, in altre parole utilizza il premio di maggioranza in luogo del listino maggioritario e assegna il 60% dei seggi attribuiti al consiglio alla coalizione vincente se il candidato presidente a essa collegato abbia ottenuto almeno il 45% della cifra elettorale espressa da tutte le coalizioni o sia risultato vincente all’esito del turno di ballottaggio; assegna il 55 % dei seggi, nel caso in cui il candidato presidente a essa collegato abbia ottenuto un numero di voti inferiore al 45 % e pari o superiore al 40 per cento dei voti validi; prevede un turno di ballottaggio se nessuna delle coalizioni in campo abbia raggiunto il 40% dei voti validi;

i seggi, l’assegnazione procede partendo da ciascuna coalizione tra i partiti che ne fanno parte e, successivamente, i seggi assegnati a ciascun partito fra i tre collegi, fino a concorrenza dei seggi spettanti a ciascuno di essi;

niente disgiunto, viene abolita la possibilità di votare il candidato di una coalizione e il candidato presidente di un’altra. Spiegano i promotori che si tratta di un “meccanismo utile solo a consentire inciuci e accordi trasversali poco trasparenti, pertanto non meritevoli di tutela, e introduce la rappresentanza di genere nelle liste di candidati, come peraltro recentemente normato dalla legge statale”.

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