Vince il fair play. Il senatore Ruta insiste: primarie per decidere il candidato presidente del 2018. Il governatore in carica, dopo aver vinto con Renzi quelle per il segretario nazionale del Pd, risponde sempre allo stesso modo: «Ne discuterà l’assemblea del partito, poi la coalizione. In democrazia si vota e decidono i numeri».
Ma poi, competition is competition. All’insistenza delle domande del giornalista su un commento alla convinzione degli avversari di aver comunque vinto – lo hanno detto i sostenitori di Emiliano e quelli di Orlando – il capo di Palazzo Vitale risponde col sarcasmo: «Da concorrente devo augurarmi che vincano sempre in questo modo…».
Nessuno detta la linea, dunque. Meno che mai chi perde le sfide. Non gli dà fastidio che si continui a chiedere le primarie, mentre la norma sarebbe di ricandidare l’uscente dopo un primo turno. «Perché dovrebbe darmi fastidio? Io mi rimetto al mio partito e alla coalizione. L’assemblea del Pd voterà democraticamente e delibererà anche in merito alle alleanze. Dopo di che farò le mie valutazioni».
Del risultato del 30 aprile Frattura evidenzia soprattutto la partecipazione. «È la cosa più importante insieme all’impegno dei volontari, che ringrazio tutti». Nel merito poi, «abbiamo confermato la vittoria di Renzi, ancora una volta la vittoria di un segretario innovativo del Pd». Tra le varie perfomance, quella di Campobasso lo inorgoglisce. «Un senatore, il sindaco, gran parte della giunta erano schierati con la mozione Emiliano. E sono usciti sconfitti. Se ritengono di aver vinto, davvero senza polemica ma da competitor dico: gli auguro di vincere sempre in questo modo». Una bella soddisfazione, ammette poi. Insieme, Emiliano e Orlando, prendono meno voti di Renzi che supera il 63%. «Io mi considero vincente quando arrivo al 50% più uno, figuriamoci se vado oltre il 63. Forse ragiono male? Mi manca sempre il file della politica…», ironizza.
Con questi numeri, si volta pagina. Lo ha detto subito dopo lo spoglio domenica sera. Cosa vuol dire. «Che politicamente si comincia a lavorare per la proposta del 2018». Parte, chiarisce, «dalla maggioranza consolidata auspicando un ulteriore allargamento». Nella maggioranza, per ora, non contempla Mdp e Sinistra italiana. «Io non caccio nessuno, sia chiaro. Ma l’atteggiamento di Totaro e Leva, per dire, oggi è quello di chi è fuori da questa coalizione. Però non chiudo la porta a nessuno. Non è detto che le cose non possano cambiare». Il discrimine qual è? Qui Frattura è d’accordo con gli avversari interni: «La condivisione del programma. Come è stato nel 2013, sarà nel 2018 se dovessi essere io il candidato». r.i.

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