Fare chiarezza sulla situazione di Molise Acque, dal punto di vista dei crediti vantati e dei debiti coi fornitori di energia, e sui rapporti con le regioni confinanti cui finiscono da anni le risorse idriche del Molise. Questo l’obiettivo della mozione approvata dal Consiglio regionale il 7 febbraio scorso e che ha visto ieri l’assessore Pierpaolo Nagni relazionare in Aula.
Una delle ‘preoccupazioni’ espresse nella mozione riguarda la realizzazione della Diga di Piano dei Limiti, opera – ha spiegato l’assessore e si legge nella relazione scritta redatta dalla presidenza della Regione per l’Assise – che è stata de finanziata dal Cipe nel 2004 a favore di altri interventi assegnati anche al Consorzio della Capitanata (cui afferiva la Diga) per oltre 22 milioni.
Quanto ai crediti, quello nei confronti della Campania è pari a 6,6 milioni (una prima tranche di 2,1 milioni è stata pagata ad aprile scorso) e le tariffe applicate alla Regione guidata da De Luca sono state aggiornate (con un maggiore incasso annuo di 3,8 milioni medi annui). Necessità ben presente alla giunta è quella di rivedere gli attuali rapporti con la Campania per giungere a un accordo di programma che includa anche il ristoro ambientale di tutti i trasferimenti regionali verso la Campania (Biferno, Campo Pozzi Peccia-Sammucro e San Bartolomeo).
Molise Acque è, invece, indebitata per circa 30 milioni a fronte di forniture verso i Consorzi di bonifica e industriali, i Comuni e utenti privati molisani, campani e pugliesi. L’azienda speciale, quindi, versa «in estrema difficoltà per la riscossione dell’ingente massa di crediti accumulatisi negli anni», vantati nei confronti di enti locali che pure non navigano nell’oro. L’esecutivo di Palazzo Vitale, dunque, ha dato indicazioni operative per il risanamento: ridurre i costi dell’energia, le spese per il personale, attivare iniziative efficaci per il recupero crediti, riorganizzare l’apparato amministrativo e contabile. In particolare, si legge ancora nella relazione, la spesa energetica assorbe circa l’80% degli oneri di gestione: dal 2011 ci sono stati ritardi nei pagamenti a Enel Energia e, in seguito all’ingresso in regime di salvaguardia «con un incremento dei costi per circa il 30%», a favore di Hera Comm.

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