I tagli erano necessari perché «il centrodestra ha ridotto il Molise in macerie». Ma la stagione del rigore, assicura, è alle spalle. Perché sinistra non è austerity, sinistra – dice Carlo Veneziale – è redistribuzione e vicinanza agli ultimi, a chi non ce la fa, a chi è rimasto indietro.
Assessore uscente della giunta Frattura e nel Pd – in un passato recente che si percepisce lontano per via dei continui scontri – più vicino a Ruta e Leva che ai renziani, Veneziale ha riunito il centrosinistra.
Raccoglie la sfida di intercettare il voto dei delusi perché vuole rappresentare «il terminale di bisogni, sogni e speranze». Delusi da chi? Innanzitutto, dice, «i molisani sono stanchi di chi promette e non mantiene, di Berlusconi e dei comici». L’accordo sulle presidenze delle Camere e quanto sta avvenendo per la formazione del governo dimostrano che Berlusconi e Grillo erano d’accordo. Di più, le carte le dà Salvini «che, noi meridionali, ci ha sempre offeso, disprezzato, deriso». Ma i molisani, aggiunge, «sono stanchi anche del centrosinistra che si divide. “Che fanno le correnti? Che dice il Pd? Che dice la segreteria?”. Non è questo che vogliono i molisani».
Lui si è candidato per questo: avviare una storia nuova, scrivere una pagina nuova.
Nella prima uscita con la stampa non parla di continuità o discontinuità. Ammette che nel quinquennio appena trascorso ci sono state luci e ombre. Ripete, però, con forza che «i tagli ce li hanno imposti quelli del centrodestra con le loro politiche sciagurate». Ma mai più, ora che «abbiamo rimesso il Molise in carreggiata», mai più tagli «alla sanità, alla gestione ordinaria e invece più investimenti su salute, lavoro e viabilità. Dobbiamo rilanciare la sanità pubblica di qualità – insiste – i tagli li abbiamo subiti, non imposti, ma sui diritti costituzionali incomprimibili alla salute e alla mobilità non ci possono essere altri tagli: oggi abbiamo la possibilità di investire sulla sanità pubblica di qualità».
Sulla sanità apre una finestra importante, rappresenta anche Ulivo 2.0 che sulla programmazione del settore ha rotto nei fatti l’alleanza con Frattura. «I piani operativi scadono a fine anno. Avremo quindi sei mesi per condividere un piano basato sulla sanità pubblica di qualità su cui investire affiancata dalla sanità convenzionata d’eccellenza. Sei mesi per condividere la nuova programmazione con tutti i protagonisti». I posti letto, però, sono solo un rapporto numerico. Così il relativo rapporto fra pubblico e privato basato sui posti accreditati. «Ai molisani interessa che una patologia venga curata bene e gratuitamente. Il nuovo piano operativo – sottolinea – consentirà che questo accada. Senza dimenticare che una delle più grandi emergenze in sanità era rappresentata dalla carenza di personale e che i concorsi per assumere si stanno svolgendo».
Che ruolo avrà Paolo Frattura in questa campagna elettorale? Il diretto interessato risponde sempre: quello che Veneziale riterrà giusto assegnarmi. Il candidato presidente lo ringrazia, e con lui Ruta, quando rende onore a chi ha compiuto «gesti di generosità perché tutti facessimo un passo avanti». Poi precisa che la nuova stagione tiene dentro anche le esperienze del passato: «Tutte le esperienze saranno utili al centrosinistra, il tema non è continuità o discontinuità». Certo, lui è assessore uscente allo Sviluppo, non rinnega le scelte, ammette qualche ombra. Si muove con equilibrio visto che è la sintesi di due fazioni in lotta fino a due giorni prima della presentazione delle liste – e in lotta proprio sulla riproposizione di Frattura – però chi si aspetta abiure resterà deluso. E non conosce la cifra politica di Veneziale (dei Veneziale). Di fatto è l’amministrazione uscente, di fatto ne incarna una versione politica differente.
Una vita a sinistra, rivendica infatti. «Guido un centrosinistra limpido, chiaro. Con una visione di appartenenza». Consapevole delle difficoltà, sincero sui transfughi tornati o andati nel centrodestra di Toma. «Sono scelte personali. Io li biasimo, naturalmente. Noi siamo qui… e la mia storia è a sinistra. Sono molto deluso e rammaricato dal punto di vista personale. Del perché abbiamo fatto questa scelta, però, dovete chiedere a loro». Al presidente del Consiglio Cotugno che, a margine della convention di Orgoglio Molise ha riconosciuto a Frattura di aver rimesso a posto i conti ma di aver peccato nel tenere coesa la squadra, l’assessore ricorda che in molti passaggi invece la maggioranza è stata coesa.
Infine, si dimette da assessore: «Non ho bisogno di fare una campagna elettorale da una posizione di forza perché sono un candidato forte». E non si è candidato pure sul proporzionale, non l’ha mai preso in considerazione. «Mi propongo per fare il presidente, e sono convinto che i molisani mi sceglieranno, ma non ho bisogno di paracadute o di un posto sicuro». Ha un lavoro, a cui può tornare.
Gli stakeholder? La gente comune: la barista, il fruttivendolo, l’idraulico. «Ci metto la faccia per rappresentare i molisani che me lo chiedono. Perché per vincere occorre essere forti e liberi. Liberi di dire che il centrodestra ha ridotto il Molise in macerie, che i grillini sono un bluff, non un partito della gente ma la società privata di Casaleggio che elegge le Camere col razzista Salvini».
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