Il doloroso lascito del Covid porta al centro della scena la figura dell’infermiere. «Professionista della salute», lo definisce orgogliosamente la presidente dell’Opi Mariacristina Magnocavallo, sempre meno legato all’idea di sanità ‘ospedalocentrica’ e sempre più protagonista dell’assistenza sul territorio: negli ospedali di comunità ma pure al domicilio e nelle scuole.
Il piano di ripresa e resilienza per la spesa dei fondi Recovery destinati all’Italia va in questa direzione ed è la via che l’Ordine ha sempre indicato. Ed è questo il canovaccio delle iniziative organizzate in Molise per la giornata internazionale dell’infermiere, che quest’anno coincide anche con l’avvio del secondo congresso Fnopi a Firenze. Una giornata, quella del 2021, dedicata agli infermieri deceduti a causa del Covid, sono 87. Vissuta, a Campobasso nella sede dell’Ordine, attraverso le parole dei protagonisti di questo anno così duro.
Paura all’inizio, a marzo di un anno fa, ricorda Giovanna D’Andrea, infermiera della terapia intensiva del Cardarelli. Dai pochi ricoveri nella prima ondata, «in cui abbiamo accolto noi pazienti da fuori regione», ai tantissimi della seconda, con il ricorso alla Cross. Giovanna racconta delle procedure di accoglienza di un paziente, che entra «con fame d’aria e gli occhi sbarrati» dalla paura perché si tratta di persone «che non sanno a cosa potranno andare incontro», mentre nel letto accanto ce n’è uno che va in arresto o, purtroppo, uno che non ce la fa. Il dolore delle morti, «ti senti inutile» e la «grande gioia» invece di quando al contrario il paziente ce l’ha fatta e viene dimesso. Serve competenza e serve, soprattutto, empatia per entrare in contatto con un malato isolato dal resto del mondo e con i suoi familiari per i quali l’unico contatto è l’infermiere, il medico, il reparto. Tutto questo, mentre ogni giorno dopo turni massacranti si torna dai propri cari, con la preoccupazione per la loro salute.
A pochi metri dal Cardarelli, l’esperienza diretta di Antonietta D’Aveta con la cura del Covid comincia qualche mese fa, quando sono emerse le prime positività in oncoematologia. È lei che ha coordinato le aree Covid del Gemelli Molise (oltre ad essere la coordinatrice infermieristica della struttura e vicepresidente dell’Opi), oggi chiuse. «Credevo l’espressione massima della sofferenza e del dolore fosse quella del paziente oncologico. Mi sono dovuta ricredere perché seppure con manifestazioni diverse – fame d’aria, impossibilità a respirare – i sintomi del Covid non sono da meno rispetto al dolore fisico espresso da un malato di tumore», dice nella breve intervista moderata da Antonello Barone. Anche il Gemelli ha dovuto rimodulare l’assistenza, una prova che ha visto gli infermieri pronti e reattivi. «Mi sento fortemente addosso questa divisa e spero che questo momento sia stato per noi un momento di crescita, che ci rafforzi nello spirito e anche nel fisico».
Giuseppina Pitoscia è coordinatrice infermieristica del distretto Asrem di Campobasso. Dalla fase dei tamponi, nel momento più brutto della pandemia appena iniziata, con un nemico allora molto più sconosciuto, è arrivata ora alla collaborazione con la campagna vaccinale, «una grande speranza e grande gioia». In mezzo, spiega, un percorso anche di formazione insieme ai colleghi e di riorganizzazione degli accessi alle cure.
Al tavolo dell’Opi anche Cittadinanzattiva, con la segretaria regionale Iula Papa che ha evidenziato la difficile condizione di chi soffre delle tante patologie dimenticate a causa del Covid, del mondo sommerso eppure grandissimo dei caregiver, per finire con l’auspicio che si sia compreso che la sanità pubblica non è una spesa ma un investimento.
Il tributo del sindaco di Campobasso Roberto Gravina tocca non solo le competenze professionali ma anche quelle umane che gli infermieri mettono in gioco nello stare vicino ai pazienti, sono con loro nei momenti più intimi, come un matrimonio in punto di morte che a lui è toccato officiare da primo cittadino. La pandemia, aggiunge Gravina, ha insegnato come la centralizzazione in ospedale, soprattutto in regioni con le caratteristiche geomorfologiche del Molise, non è efficace e che quindi va valorizzato il territorio oltre alla telemedicina.
Ovunque per il bene di tutti: è proprio questo lo slogan della giornata dell’infermiere 2021.
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