Alla sanità del Molise mancano programmazione, organizzazione, personale. Adesso anche un sub commissario. L’analisi di Salutequità è impietosa perché rigorosamente aderente alla realtà. Ma l’obiettivo non è, in maniera autoreferenziale, dare pagelle. Bensì proporre contributi e soluzioni. L’occasione del Pnrr va colta e agganciata a un nuovo piano operativo che sia condiviso col territorio, non calato dall’alto né gestito da ‘uomo solo al comando’: queste le proposte dell’osservatorio nazionale per risalire la china.
Nel dibattito organizzato al Circolo Sannitico con il patrocinio del Comune di Campobasso, il presidente Tonino Aceti ha disegnato un quadro “post bellico”, dove c’è solo da ricostruire. Lo ha fatto in base a dati oggettivi, certo risalenti al 2019, ma sono gli ultimi pubblicati E il Covid non ha certo giovato al sistema. Quattro commissari e 6 sub commissari. I risultati? Nel 2019 il Molise è riprecipitato nel baratro dopo essere arrivato a non molto dal ‘riveder le stelle’: 150 punti nella griglia Lea, gravemente sotto la soglia per gli screening oncologici, per la presa in carico delle persone nella salute mentale. Grosse carenze nell’assistenza ospedaliera e territoriale che fanno bocciare la sanità regionale anche nella sperimentazione del nuovo sistema di valutazione che sostituirà la griglia Lea. Unico dato positivo, l’assistenza domiciliare. Le prestazioni in Adi ogni 100mila abitanti sono tra le più numerose del Paese, anche se il totale delle ore per singolo caso trattato nel 2019 è la metà rispetto alla media nazionale: 9 ore in Molise rispetto a 18.
Non è una questione di fondi, secondo Aceti: «Il Molise è in linea con le altre Regioni dal punto di vista del finanziamento e della spesa pro capite. Mancano una programmazione adeguata ai problemi, organizzazione, e personale che è la grande priorità da mettere sul tavolo subito».
All’incontro, oltre al sindaco Roberto Gravina, fra gli altri l’ex assessore regionale alla Sanità ed ex senatore Giuseppe Astore, la capogruppo del Pd a Palazzo D’Aimmo Micaela Fanelli, il direttore dell’Asrem Oreste Florenzano, la presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche Mariacristina Magnocavallo.
Individuato ciò che non va, cosa fare? Intanto, agganciare l’opportunità del Pnrr (al Molise per la sanità arriveranno circa 50 milioni) «con competenza, condivisione con tutti gli attori e trasparenza. Entro il 28 febbraio la Regione deve presentare un piano di azione, mi auguro sia stato condiviso con tutti gli attori che a vario titolo intervengono nella presa in carico dei pazienti e che si integri con il programma operativo 2022-2024. Un programma che, a differenza del precedente, non deve essere calato dall’alto alla fine del termine della programmazione, ma che a inizio del percorso venga presentato e, anche questo, condiviso con tutti», così Aceti. Perché, ha aggiunto, in sanità le evidenze dicono «che se le scelte vengono fatte con lo stile dell’uomo solo al comando poi non si calano nella realtà. Per la messa a terra c’è bisogno del consenso delle comunità locali e dei professionisti. Mi auguro che da parte del presidente, della giunta su questo ci sia un cambio di passo». Senza dimenticare che un sistema in cui mancano programmazione e organizzazione non può restare a lungo senza sub commissario. «Va trovata subito la quadra su una persona di grande competenza, di rilievo e con grande attaccamento alla sanità pubblica».
rita iacobucci

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