L’Inps ha tirato dritto: sui beni dell’Asrem ora c’è un’ipoteca che vale 90 milioni. A tanto è arrivato il conto del debito con l’istituto previdenziale per via dei contribuiti sospesi dopo il sisma di San Giuliano, 20 anni fa.
Il 20 gennaio l’Agenzia delle Entrate ha notificato all’azienda di via Petrella l’avvenuta iscrizione ipotecaria, da parte dell’Inps, su alcuni immobili di sua proprietà. Verosimilmente due, poiché gli atti citati nella delibera del dg Florenzano sono due. L’ente di via Petrella, che in questa partita ha sempre sostenuto di non essere il debitore – ma non l’ha fatto efficacemente come ha rilevato anche la Corte dei Conti – impugnerà i provvedimenti con l’avvocato Ugo Patroni Griffi.
Una storia infinita, in cui il contatore di sanzioni e interessi continua a girare: dai circa 87 milioni che l’Inps chiese all’Asrem nel 2019, quando la Cassazione diede definitivamente torto alla gestione commissariale dell’Asl 3 di Campobasso, siamo arrivati a 90 tre anni dopo. Ogni anno, un milione. È lo Stato contro lo Stato. Ma a rimetterci sono i cittadini, perché 40 milioni figurano come passivo nel patrimonio dell’Asrem, un accantonamento prudenziale: non sono il debitore ma se perdo in Tribunale devo avere le carte a posto per non soccombere. E nel consuntivo 2019 trascinarono l’azienda nel baratro del disavanzo di oltre 100 milioni. Un macigno, per una sanità in piano di rientro da 15 anni e commissariata da 13. Semplificando: di questo passo, senza mettere mano anche a questa partita, non se ne uscirà mai.
Dopo il terremoto del 2002, i dipendenti delle Asl (allora erano quattro) si videro sospeso il prelievo dei contributi Inps dallo stipendio. Come tanti altri dipendenti pubblici. La misura, però, mostrò subito punti deboli. Nel caso delle Asl, alla lunga rateizzazione della quota a carico dei lavoratori, che la stanno onorando, pare che non sia corrisposta la restituzione della quota in capo ai datori di lavoro. Che nel frattempo sono ‘scomparsi’: le Asl sono state sciolte ed è nata l’Asrem. Quando l’Inps, subentrata all’Inpdap, ha chiesto il pagamento del debito ne è nata una lunga battaglia legale, chiusa nel 2019. Nel frattempo, nel 2016, è stata approvata una legge che spalma su un ampio arco temporale il pagamento di 46 milioni, il residuo del ‘capitale’ da pagare all’istituto presieduto da Tridico (a 90 milioni si arriva con sanzioni e interessi). Ma le rate da 3,4 milioni annui, come ha ricostruito la magistratura contabile, nel 2017 e nel 2018 non erano neanche state pagate. Così come, la Corte nel giudizio di parifica sui conti della Regione del 2019, ha accertato che l’avviso di addebito notificato dall’Inps all’Asrem nel 2019 (86,7 milioni di euro) «non è stato impugnato nei termini dall’azienda sanitaria, nonostante i fondati dubbi relativi alla sua carenza di legittimazione passiva». Così siamo arrivati all’ipoteca.
Chi deve pagare? La legge che istituisce l’azienda unica (11/2006) stabilisce che «i debiti e i crediti delle attuali aziende sanitarie restano in capo alla gestione liquidatoria». Cioè, sostiene il Mef che coordina il tavolo tecnico, la Regione: è Palazzo Vitale, infatti, a pagare i debiti delle vecchie Asl.
Intanto, però, nulla è cambiato e con l’Inps non c’è stato, evidentemente, alcun accordo transattivo.
Magari stavolta l’Asrem col ricorso in Tribunale riuscirà a uscire dalla contesa. Ma poi l’Inps chiederà il conto alla Regione e saremo punto e a capo. Con una sola, non marginale, differenza: il conto, che pesa sulle spalle dei cittadini, sarà sempre più salato. E continuerà a indebolire i servizi di assistenza e di salute.

rita iacobucci

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