Fisiologico, c’era da aspettarselo e in fondo il presidente-commissario Donato Toma lo aveva fatto capire con la cautela nelle dichiarazioni a margine dell’incontro con il comitato San Timoteo: è ripreso il braccio di ferro con Roma sul punto nascita dell’ospedale della città adriatica.
È stato lo stesso Toma, rispondendo ieri in Consiglio a un’interrogazione del vicepresidente dell’Assise Gianluca Cefaratti sul destino del reparto – chiuso in seguito alla morte di un neonato e poi riaperto dal Tar – a confermare che il tavolo tecnico ha chiesto e sollecitato la soppressione del punto. Non per l’evento avverso, naturalmente, ma perché non raggiunge il numero minimo di nascite richiesto dalle normative nazionali. «Ho ricevuto sollecitazioni per la chiusura del punto nascita di Termoli, a cui ho risposto comunicando semplicemente che c’è sentenza del Tar per cui non procederò», ha detto Toma all’Aula. «Anche se – ha aggiunto – le valutazioni del tavolo tecnico sono abbastanza preoccupanti in quanto si continua a registrare un numero dei parti, rispetto ai 500 previsti, notevolmente inferiore. Valuteremo questa situazione al tavolo tecnico del 12 aprile».
Il percorso sembra in salita, considerando che nel 2019 l’Asrem aveva già chiuso il reparto sia per le pressanti richieste dei ministeri che affiancano la Regione che è in piano di rientro sia per carenza di personale, che ora in parte pare superata. La decisione sull’argomento non è estranea all’attività più impegnativa della struttura commissariale, vale a dire l’elaborazione del programma operativo 2022-2024. Si tratta, a più ampio raggio, di definire il ruolo del San Timoteo. Toma ha assicurato: rafforzeremo i servizi che nessuno, intendendo anche in base alle norme evidentemente, ci può togliere.
La bozza del piano, ha spiegato sempre ieri in Aula rispondendo in questo caso a una interrogazione della capogruppo dem Micaela Fanelli, sarà pronta presumibilmente entro giugno. Comunque, «appena terminata la fase di ascolto degli stakeholder», ha annunciato, «verrò in Consiglio per informare di quello che la struttura commissariale sta facendo».
Nel merito, l’interrogazione di Fanelli mirava ad avere informazioni sul passaggio del Gemelli al fondo Responsible Capital e quindi sui nuovi assetti, in relazione alle specialistiche che il centro eroga ed erogherà, all’integrazione col Cardarelli, ai livelli occupazionali e a una eventuale voltura. Quest’ultima, ha spiegato Toma, non è necessaria in quanto il soggetto titolare dell’accreditamento è cambiato ma non ora, bensì nel 2019 (col passaggio dalla Fondazione Giovanni Paolo II alla Gemelli Molise Spa sancito con un decreto dell’ex commissario Giustini). Ora è cambiato il socio di (stra)grande maggioranza. Sull’integrazione, pur dando conto di una interlocuzione informale appena avviata con il nuovo management, Toma ha specificato quanto previsto dal piano 2019-2021: si tratterà, anche se va tutto approfondito e costruito, di una integrazione funzionale. «A mio parere, lo dico politicamente, quella prevista dal piano 2018-2021, integrazione fisica intendo, non è attuabile. Con il Gemelli dovremo pervenire a un accordo di collaborazione, un’integrazione funzionale appunto, su farmaceutica, emergenza-urgenza, post acuzie, liste d’attesa e integrazione ospedale-territorio».
Duro lo scontro poi con Fanelli, che si è dichiarata insoddisfatta della risposta. La capogruppo dem ha chiesto a Toma se la Regione esercita il controllo su quanto avvenuto nella compagine di uno dei due grandi erogatori privati e quindi se si preoccupa del futuro dei dipendenti e delle prestazioni. E sull’integrazione col Cardarelli, ha aggiunto, «lei non può rispondere con un solo rigo nel nuovo piano, cioè “vedremo”».
All’accusa di inerzia, Toma ha ribattuto a muso duro: non rispondo ai comizi elettorali.
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