Sono 23 i molisani che nel 2021 hanno subito un trapianto. Un numero significativo, quasi l’1% della sempre più risicata popolazione della XX Regione, che però è solo 17esima nell’indice del dono pubblicato in occasione della giornata nazionale il 24 aprile scorso.
Un arretramento che ha riguardato un po’ tutta Italia ed è stato causato anche dalla pandemia e dalle fake news o, come ha voluto sintetizzarla il primario di rianimazione del Cardarelli Romeno Flocco – che ha organizzato il convegno voluto dall’Asrem e svoltosi ieri all’Unimol –, dalla distorsione dell’informazione. Se in relazione alle cure Covid i negazionisti accusano i medici di somministrare terapie contro la volontà dei pazienti, per quanto riguarda i trapianti i sanitari vengono definiti dai detrattori, naturalmente nel canale preferenziale dei social, «predatori di organi». Questa e altre bufale sono consultabili e smentite sulla sezione apposita del sito del ministero della Salute. Ma dopo traguardi scientifici indubbi e anni di progresso nella ricerca, vale ancora la pena rispolverare i motivi della donazione: serve a salvare altre vite quando la propria è terminata. Lo ha ricordato un giovane studente di Medicina che con orgoglio ha raccontato di aver dichiarato la sua volontà all’atto del rinnovo della carta d’identità. In Molise solo il 51% dei Comuni ha questo servizio attivo.
Al workshop, aperto dal dg dell’Asrem Oreste Florenzano e introdotto dalla direttrice sanitaria Evelina Gollo, hanno dato il loro contributo, oltre a Flocco, la coordinatrice del centro interregionale trapianti Abruzzo e Molise Daniela Maccarone, il dottor Francesco Pisani, dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, il responsabile di medicina dei trapianti del Gemelli di Roma Antonio Grieco, il direttore medico del presidio ospedaliero di Pescara Livio Del Duca. «Ogni volta che c’è la donazione di organi di un soggetto in morte encefalica viene stabilita la compatibilità con il ricevente più idoneo che potrebbe trovarsi in ogni altra regione, perché c’è una lista d’attesa molto ben organizzata», ha spiegato Flocco. Per il rene, il Molise ha come riferimento L’Aquila, per il fegato il Gemelli di Roma e altre strutture sul territorio nazionale, così come per il cuore.
Il punto della situazione negli anni della pandemia, la necessità di ripartire con la sensibilizzazione dei cittadini con campagne di comunicazione mirate, le procedure seguite in Italia, fra le più rigide, per l’espianto di organi. La sicurezza per i pazienti che ricevono e la qualità della vita (si pensi a come cambia in meglio per un dializzato quando gli viene impiantato un rene) o, in molti casi, la differenza fra la vita e la morte. Questi i principali temi affrontati dai relatori nell’aula magna dell’Università. Senza dimenticare, appunto, l’informazione che fa tanto, sia in positivo sia in negativo (quando è superficiale o errata). All’incontro hanno dato il loro apporto anche i rappresentanti delle associazioni Aido e Anied, pronti a tornare con campagne informative in presenza e nelle piazze.

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