L’obiettivo resta il policlinico universitario, opzione programmatica che al presidente Toma, oggi commissario della sanità, piaceva già qualche anno fa. «In programmazione economica gli obiettivi sono di tre tipi: correnti, possibili e ideali a cui tendere. Io ritengo che il policlinico sia un obiettivo possibile e vorrei lavorarci assieme al rettore Brunese e a tutta l’università». Ma per provare davvero a realizzare un impianto diverso del sistema sanitario regionale, in grado di risolvere stabilmente il problema della carenza di personale (soprattutto medico) e di innalzare il livello di assistenza con l’attivazione di un Dea di II livello, ci vuole una disponibilità finanziaria adeguata. È quindi un obiettivo, ma è possibile dopo l’uscita dal commissariamento.
Intanto ieri pomeriggio Toma ha firmato con il rettore dell’Università degli studi del Molise Luca Brunese il rinnovo del protocollo d’intesa che consente un’integrazione fra le funzioni didattiche, di ricerca e assistenziali. Un accordo che rafforza il rapporto fra le due istituzioni fino al 2025. «La novità più importante – ancora Toma – è l’ampliamento delle specializzazioni, degli ambiti di formazione e ricerca e di assistenza in cui l’università potrà intervenire. Abbiamo previsto tutto ciò che era possibile prevedere, chiaramente le attivazioni saranno scaglionate in relazione alle possibilità anche finanziarie che avremo e alla disponibilità dell’università. Ma c’è la voglia di fare di più e meglio».
Dall’intesa derivano iniziative diverse: dalla formazione con i tirocini degli studenti di Medicina e dei corsi per le professioni sanitarie, all’impiego dei medici universitari nei reparti degli ospedali dell’Asrem. Rispetto al precedente protocollo, firmato nel 2016, aumentano le unità operative in cui sarà possibile avere il supporto di camici bianchi dell’ateneo come dirigenti o anche come primari. Un soccorso più strutturato visto che la mancanza di personale è diventata una vera e propria emergenza. Fra i primi passi concreti dopo la firma di ieri, ha portato ad esempio il rettore, l’innesto di un ricercatore nel reparto di Ortopedia del Cardarelli il cui organico è al lumicino.
Il documento sottoscritto ieri pomeriggio nella sala Parlamentino di Palazzo Vitale ha ricevuto il parere favorevole dei due Ministeri affiancanti (Economia e Salute) che hanno definito i criteri di riferimento per il suo rinnovo, tra gli altri quello della messa a disposizione di posti letto per l’Università (per i tirocini).
«È un’intesa importante – ha detto Toma – perché in essa si articola la partecipazione dell’Università alla programmazione sanitaria regionale. L’Ateneo è una realtà solida e significativa per il territorio. Siamo convinti dell’importanza di una collaborazione sempre più proficua con il rettore Brunese e con tutta la struttura – ha proseguito – Il protocollo definisce sia le modalità di integrazione tra funzione didattica, formativa e di ricerca dell’Università e funzione assistenziale, sia l’apporto del personale dirigente del servizio sanitario alle attività formative dell’Università. È un’opportunità che, insieme, vogliamo sfruttare nel miglior modo possibile.
Entrando più nel dettaglio ha aggiunto: «L’integrazione tra l’attività didattica e di ricerca del dipartimento di Medicina e l’attività assistenziale si realizza, prioritariamente, nei presidi ospedalieri dell’Asrem. Il Cardarelli di Campobasso costituisce la struttura di riferimento dell’Università per le attività assistenziali essenziali allo svolgimento della didattica e della ricerca di Medicina, che potranno tuttavia essere svolte in tutti i presidi ospedalieri ed ambulatoriali dell’azienda sanitaria. I docenti e i ricercatori potranno, eventualmente, integrare le attività di didattica e di ricerca con quelle assistenziali anche presso strutture private accreditate con il sistema sanitario regionale, solo per quei settori per i quali sia verificata l’assenza di disponibilità di strutture assistenziali all’interno dell’Asrem».
L’intesa con la Regione, ha osservato il rettore Brunese, «pone, innanzitutto, le basi per la messa in sicurezza del corso di laurea in Medicina che conta 120 posti disponibili all’anno, di cui oggi circa il 45% di fuori regione. È un dato, quest’ultimo, che rappresenta una risposta importante da parte dei non molisani. Il protocollo apre, inoltre, una vera porta per le scuole di specializzazione, oggi unica vera possibilità per lo sviluppo della sanità regionale. Nei quattro anni della specializzazione attraverso le borse di studio i medici, già disponibili per il servizio sanitario regionale, sono pagati dal Ministero dell’Università e non dall’azienda sanitaria, altro aspetto rilevante. Quando ho disegnato questa filiera – ha aggiunto – l’obiettivo di lungo termine era quello di poter contare su 40/50 medici in più, pagati dal Ministero, a disposizione della sanità molisana. Un obiettivo che vogliamo raggiungere e che costituisce una base importante affinché almeno 10 o 15 di questi medici, ogni anno, possano completare il loro percorso attraverso l’Asrem. Altra prerogativa del Protocollo è che, in virtù della sua articolazione molto ampia, e forte del rapporto sinergico tra Università e Regione, esso potrà rendere più attrattive le facoltà e le professioni sanitarie nel territorio molisano, perché migliorando il sistema sanitario – ha concluso Brunese – il Molise potrà essere più forte e competitivo».

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