A 37 anni Gianluca Ianiro è fra i ricercatori più citati al mondo. Un riconoscimento inaspettato per via dell’età. Ma non una sorpresa per chi conosce l’importanza del suo percorso professionale e l’elevatissimo livello del suo campo di studi.
Nato a Campobasso, laurea in Medicina alla Cattolica di Roma dove si è specializzato, con il prof Antonio Gasbarrini, in Gastroenterologia (in entrambi i casi “summa cum laude”), Ianiro si sta occupando in particolare del microbiota intestinale e sul ruolo che questo insieme di microrganismi gioca per la salute delle persone e in caso di malattia. Insieme ai nomi dei prof Gasbarrini, Francesco Landi e Roberto Bernabei, il suo è fra quelli che nel 2022 nel mondo scientifico hanno fatto scuola. Lo ha sottolineato con soddisfazione con un post sui social la Fondazione Policlinico Gemelli/Università Cattolica del Sacro Cuore presso cui tutti e quattro lavorano. Clarivate, leader globale di strumenti e servizi per quanto riguarda la proprietà intellettuale e la produzione di conoscenza scientifica, che pubblica tra l’altro il Citation Reports ufficiale e l’Impact Factor per varie riviste scientifiche, li ha inclusi quest’anno nella sua classifica degli Highly Cited Reserchers.
Sul microbiota Ianiro sta lavorando in team, anche con colleghi di altre strutture. «In particolare – spiega – ci occupiamo della modulazione terapeutica del microbiota. Quello che cerchiamo di capire e che siamo arrivati in parte a capire è come si modifica in base ai vari approcci terapeutici e quali sono le dinamiche e le variabili che influenzano queste modifiche». Nulla di teorico, come potrebbe sembrare ai profani. Anzi. Infatti c’è una grande aspettativa da parte di medici e pazienti per i risultati. «Ciò che sappiamo noi adesso è che abbiamo un’ottima riuscita per le patologie infettive, meno buona invece per quelle croniche che è invece il punto dove noi vorremmo andare…», aggiunge. Ottimo spunto per continuare, appunto, ad andare. «Questo è il motivo per cui faccio questo lavoro. Io sono una persona molto curiosa e in questo campo non fai mai le stesse cose. Vai avanti, cambi anche obiettivi e vai dove ti porta la ricerca».
In estrema sintesi, che però fa intuire il notevole impatto concreto che questo può avere sulla cura dei pazienti, Ianiro descrive così il suo lavoro: «Ad oggi c’è una grande distanza fra le persone che fanno ricerca, in questo ambito del mcirobiota e i clinici. Lo scopo della mia ricerca – e della divulgazione, della didattica – è di colmare questo vuoto e avvicinare i due mondi».
r.i.

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