Giacomo Papa non è più il sub commissario della sanità del Molise. Si è dimesso poco dopo la riunione convocata dai vertici del ministero della Salute a Roma. Non c’erano più le condizioni, si è limitato a dire.
Probabilmente oggi il Cdm provvederà alla sua sostituzione. Nelle scorse settimane erano circolati dei nomi, medici molisani (il cardiologo ed ex sindaco di Termoli Alberto Montano e l’ex direttore sanitario del San Timoteo e del Cardarelli Filippo Vitale). Ma Il governatore Toma rivendica la necessità che il successore di Papa sia concordato con lui. Avrebbe già avanzato una controproposta, confermano fonti dalla Capitale. «Se la nomina non sarà concordata con me, ne trarrò le conseguenze, farò atti personali».
Il passo indietro di Papa sembra dunque non segnare un epilogo, quanto invece una nuova fase della partita. Ma, certo, il presidente perde un braccio destro vero, operativo e sintonizzato con il suo modo di intendere il mandato commissariale.
«È stato un ausilio preziosissimo, lo ringrazio mille volte. È stato, lo sapete, anche mio consigliere giuridico e spero mi assisterà anche per altre cose. Non più in sanità, lì me la vedrò io». Sembra contrariato da quel che è avvenuto. Non nega, ma corregge: «Sono determinato. E ripeto se i Ministeri dell’Economia e della Salute non concorderanno con me il nome del sub, dovrò riflettere sul mio ruolo di commissario».
Ma cosa è accaduto di tanto impattante nell’incontro con il capo segreteria di Schillaci, a cui hanno partecipato anche il direttore della Programmazione sanitaria Lorusso e il direttore di Agenas Mantoan?
Che qualcosa non fosse andata per il verso giusto lo si intuiva dal fatto che Toma ha chiesto il coinvolgimento del tavolo tecnico. Lo ha dichiarato lui mentre rientrava da Roma. Segno che alla riunione si era ipotizzato, perché no suggerito da parte dello staff del ministro, di rivedere le decisioni fin qui prese sulla radioterapia del Gemelli. Ma quali in particolare? Il riserbo istituzionale rimane intatto, non è però un azzardo orientarsi sulle questioni legate al budget prima che su quelle che riguardano la prescrizione del trattamento.
Il Mef al tavolo non c’era, se Toma è uscito dal confronto convinto che servisse quell’avallo evidentemente la questione discussa ha toccato anche il tetto di spesa, ridotto dalla struttura commissariale a 2,7 milioni (in questi ultimi anni è stato il doppio) in base a una stima del fabbisogno elaborata dall’Agenas.
«Sono state fatte delle ipotesi su nuovi modelli – spiega il commissario il giorno dopo – che però vanno messi per iscritto. Papa, persona seria, ha riflettuto sul lavoro da fare, di nuovo, anche in base al clima che da settimane circonda la struttura commissariale e all’incertezza sulla sua permanenza nel ruolo».
Non è un mistero, aggiunge, che da un mese e più ad ogni seduta del Consiglio dei ministri circolavano voci sulla sostituzione di Papa. «E chi ha paventato la sua sostituzione dovrebbe dire da chi è stata segnalata. Ripeto, l’avvocato è una persona seria, non si può stare in bilico continuamente». Troppe pressioni, aggiunge.
La paventata sostituzione nasce da un esposto dell’Aiop (associazione dell’ospedalità privata) che ha denunciato un potenziale conflitto di interesse perché Papa ha difeso l’Asrem in passato. L’Anac ha reso un parere con cui, pur abbondando di condizionali e cautela, ha sottoposto al governo adempimenti conseguenti a una situazione di potenziale conflitto.
Se finora il Cdm non aveva provveduto è anche perché Toma non è stato sentito sul punto e ha saputo utilizzare il mancato rispetto di questa prerogativa dei presidenti di Regione. Ma la sensazione è che ormai il nodo fosse arrivato al pettine.
Nel frattempo è esploso il conflitto con il Gemelli Molise (arrivato fino alla Procura) sul nuovo modello di prescrizione della radioterapia (affidato con decreto da Toma e Papa al Cardarelli) e sulla remunerazione delle prestazioni propedeutiche al trattamento (schermatura e sistema di immobilizzazione) che, sostengono il commissario e l’ex sub anche in base a un parere ministeriale reso per la Campania nel 2017, in Molise non può che essere unica per l’intero trattamento.
Il tavolo convocato martedì scorso a Roma non era quello tecnico, mancava il pezzo che “comanda” il piano di rientro, vale a dire il Mef. Ma evidentemente Papa ha ritenuto che non ci fossero molti margini di manovra per difendere quanto fatto finora e continuare a portarlo avanti senza contraccolpi e imbarazzi. Anche perché in Consiglio dei ministri incombeva la decisione sul suo nome.
«Il tavolo tecnico fa un plauso all’operato dei commissari, quello politico invece dice: ragioniamo, valutiamo. Cosa devo valutare? A questo punto pretendo che quel tavolo, anche se politico, mi dia delle direttive», conclude Toma. Assicurando che non finisce qui.
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