Se un’Asl non riesce a garantire la prestazione richiesta da un assistito entro il tempo stabilito dal piano nazionale di governo delle liste di attesa, devono essere attivati percorsi di tutela per il cittadino che consentano, per esempio, di poter effettuare la visita o l’esame diagnostico presso una struttura privata oppure in un ospedale pubblico, in intramoenia e senza ulteriore spesa rispetto al ticket.
Lo ricorda Cittadinanzattiva Molise che ha avviato una campagna di informazione e comunicato di aver predisposto il modulo per la richiesta di attivazione dei percorsi di salvaguardia (è disponibile sul sito cittadinanzattivamolise.it alla sezione Faq Liste di attesa).
Il piano regionale liste di attesa, in applicazione di quello nazionale, individua gli elementi di tutela per il cittadino e ha come obiettivo la promozione del principio di appropriatezza nelle sue dimensioni clinica, organizzativa e prescrittiva, a garanzia dell’equità d’accesso alle prestazioni, ricorda l’associazione. In questo quadro prevede l’attivazione di percorsi di tutela nell’accesso alle prestazioni nel caso in cui al cittadino non viene assicurata quella che lui ha richiesto entro i limiti a cui l’azienda sanitaria è tenuta proprio in attuazione del piano di governo delle liste di attesa.
Il medico prescrittore, sia di base sia specialista (anche per le prime visite e prime prestazioni strumentali e ambulatoriali) è obbligato ad indicare una di queste quattro classi di priorità:
urgente (U), con una attesa massima di 72 ore; breve (B), con una attesa massima di 10 giorni; differibile (D), con una attesa massima di 30 giorni per le visite e 60 giorni gli esami; programmabile (P), con attesa massima 120 giorni.
«Quando in fase di prenotazione non vengono rispettati i tempi delle priorità previsti nella prescrizione il cittadino – rimarca Cittadinanzattiva – può e deve attivare i percorsi di garanzia previsti nel piano nazionale, regionale e aziendale per il governo delle liste di attesa».
Cosa bisogna fare concretamente? Procedere alla prenotazione e accettare sempre la data. Se questa non rispetta i tempi massimi in base alla priorità prevista dal medico prescrittore per l’esecuzione della prestazione l’utente può quindi attivare i percorsi di garanzia.
«Un diritto sancito nell’articolo 3 comma 13 del d.lgs. 124 del 1998 e richiamato nel Piano nazionale di governo delle liste di attesa 2019-21, un diritto ancora poco conosciuto e il Cup non informa», avverte la segretaria regionale di Cittadinanzattiva Jula Papa.
Con il modulo presente sul sito dell’associazione si chiede all’Asl o all’ospedale: che vengano rispettati i tempi della prescrizione che in fase di prenotazione sono stati superati; che vengano attivati tutti i percorsi di garanzia previsti dai predetti piani di governo delle liste di attesa individuando una struttura pubblica o convenzionata che eroghi la prestazione entro i tempi massimi stabiliti dalla priorità della prescrizione; che venga, in caso di indisponibilità e sempre nel rispetto del tetto massimo previsto, effettuata la prestazione in intramoenia, senza oneri aggiuntivi salvo la quota compartecipativa del ticket; e che, infine, venga, in alternativa e sempre in applicazione dei rispettivi programmi attuativi aziendali del governo delle liste di attesa, rilasciata l’autorizzazione ad effettuare la prestazione presso una idonea struttura privata convenzionata dall’azienda e/o scelta dall’utente. In questo caso, l’associazione consiglia di attendere la risposta se si vuole avere certezza del rimborso.
Per avere maggiori informazioni e consigli su come orientarsi, ci si può rivolgere allo sportello di ascolto di Cittadinanzattiva presso il Cardarelli di Campobasso.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.