Dei quattro modelli principali, la Regione Molise ha scelto quello che garantisce una “territorializzazione” maggiore. L’obiettivo dichiarato del provvedimento con cui ieri i commissari della sanità Marco Bonamico e Ulisse Di Giacomo hanno approvato la rete oncologica è garantire il più possibile accessi all’assistenza vicini ai pazienti e una presa in carico tempestiva.
Con il decreto 82/2024 – firmato dal commissario Bonamico d’intesa con il sub Di Giacomo e con il supporto della dg Salute Lolita Gallo – è stato dato dunque via libera alla Rete oncologica regionale del Molise, formalizzata per la prima volta.
Un atto, sottolineano dalla struttura commissariale in una nota, «fondamentale per assicurare qualità dell’assistenza ospedaliera e forme alternative al ricovero in tutti i casi in cui queste ultime rispondano più efficacemente ai bisogni dei malati. La creazione della rete oncologica regionale consentirà di potenziare e incrementare strumenti e servizi appropriati alla prevenzione, all’assistenza diagnostico/terapeutica, alla ricerca, ai percorsi di fine vita dei pazienti affetti da patologia neoplastica. Attraverso l’organizzazione di rete sarà inoltre possibile intercettare la domanda e prendere in carico il singolo caso il più tempestivamente possibile dall’inizio del percorso di cura, rendendo disponibili accessi diffusi su tutto il territorio regionale il più vicino possibile all’abitazione dei pazienti».
In media, sono i dati riportati dal documento allegato al decreto e che “disegna” la rete, i tumori diagnosticati in Molise sono 1.801 all’anno: 1.003 maschili (56%) e 798 femminili (44%).
Dal punto di vista degli interventi, invece, la patologia neoplastica mammaria rappresenta il volume di maggiore attività presso le strutture Asrem che è effettuata prevalentemente al Cardarelli. Questo perché all’ospedale di Campobasso è stata istituita la Breast unit e lì sono state centralizzate le operazioni prima effettuate anche negli altri presidi. L’attività chirurgica sulla neoplasia del colon-retto è dispersa tra tutti gli ospedali della rete e le strutture extraregionali. Per la patologia urologica (prostata-rene-vescica) – si legge nel documento – emerge una significativa mobilità passiva dell’utenza verso ospedali extraregionali. Le neoplasie dell’ovaio e dell’utero sono trattate prevalentemente presso il Responsible Research Hospital.

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