Non è uno dei temi più “praticati” nel dibattito sulla riduzione delle liste d’attesa. Però è un elemento di criticità da tenere assolutamente in considerazione. Lo tiene in grande considerazione il direttore sanitario dell’Asrem Bruno Carabellese che individua nell’inappropriatezza prescrittiva uno dei problemi che fanno “inceppare il meccanismo” allungando i tempi di visite ed esami.
«Gli esami – spiega Carabellese – vanno prescritti e quando sono estremamente necessari, dando poi anche la tempistica giusta. Spesso questa tempistica non c’è. Per fare un esempio, una persona è preoccupata, teme di avere un cancro alla prostata. La prima cosa che pensa di fare è una visita urologica, dopo di che vorrebbe effettuare subito una risonanza multiparametrica. La risonanza multiparametrica non è un esame che va fatto tout court, in 72 ore. Se il paziente è disperato perché ha paura, magari il medico per dargli un aiuto psicologico indica 72 ore come termine ma in realtà ci vogliono almeno 60 giorni per questo esame». E questo ingolfa il sistema.
Come pure, aggiunge Carabellese, «spesso coloro che si prenotano – e siamo nell’ordine del 5-10% – poi non si presentano e questo ruba altro spazio a quelli che ne hanno necessità».
Da medico, primario della Medicina nucleare del Cardarelli prima di diventare “numero 2” di via Petrella, Carabellese non ha poi timore di evidenziare che a volte gli utenti del servizio sanitario si fanno prendere un po’ la mano. « Magari il paziente pensa che facendo un esame importante, come può essere ad esempio una Pet, si capisce se ha qualche patologia che possa mettere a rischio la sua vita. E magari, anzi sicuramente, non è vero che ha qualche patologia». Però anche in questo caso la prescrizione è inappropriata e occupa uno spazio che invece potrebbe essere dedicato a chi ha davvero bisogno di eseguire una Pet.
Insediatosi nello scorso autunno insieme alla direttrice amministrativa Grazia Matarante e qualche settimana dopo il dg Giovanni Di Santo, Carabellese sta coordinando insieme ai colleghi la riorganizzazione del sistema di prenotazioni. Quello dei tempi della sanità pubblica è un problema annoso, «non si può pretendere che lo risolviamo nell’immediato con la bacchetta magica».
Stando ai numeri, però, trae un’altra conseguenza. «In base alla nostra popolazione noi dovremmo eseguire circa 3 milioni di esami ematochimici, in realtà ne facciamo 10 milioni. Secondo voi è normale che in Molise si facciano 20 volte in più le risonanze rispetto a quelle stimate in base agli abitanti? C’è qualcosa che stona. Allora ci si deve chiedere: ma quelli che accedono ai servizi sanitari molisani sono solo i molisani? Io ho dei forti dubbi perché credo che anche dalle regioni limitrofe, dalla Puglia, dalla Campania, dal Lazio vengono da noi perché alla fine della fiera i nostri tempi sono inferiori».
In conclusione, per il direttore sanitario dell’Asrem due figure sono essenziali per l’organizzazione ottimale delle liste di attesa: «Una è sicuramente il medico ma l’altra è il paziente. Se il paziente durante la propria vita cerca di prevenire, si ammalerà di meno e di conseguenza avrà meno bisogno di soddisfare l’esigenza di visite ed esami diagnostici».
r.i.

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