Poco più di 292mila abitanti, 39mila ricoveri. I dati relativi al 2023 contenuti nel Piano delle attività e dell’organizzazione (Piao) approvato dall’Asrem qualche giorno fa restituiscono un tasso di ospedalizzazione pari a 132 per 1.000 abitanti, in linea con le indicazioni ministeriali (160 per 1.000 abitanti).
Il documento, nel relativo capitolo, approfondisce anche il tema della “fuga” dei pazienti dalle strutture regionali. Una base informativa essenziali per le politiche che la struttura commissariale e la Regione hanno programmato e per le consequenziali attività organizzative e di reclutamento del personale medico, soprattutto apicale, che l’azienda di via Petrella sta mettendo in campo.
Il 66% dei 39mila ricoveri è stato erogato dagli ospedali e dalle cliniche pubblici e privati molisani, mentre il 34% è stato erogato fuori regione. La “fuga”, si legge nel documento, «spesso è caratterizzata da una bassa complessità e da una percentuale elevata di ricoveri ad elevato rischio di inappropriatezza, infatti circa il 48% dei ricoveri ordinari erogati fuori dai confini presenta una complessità inferiore al peso medio di 1 ed una percentuale di ricoveri ad elevato rischio di inappropriatezza se erogati in regime ordinario pari a circa il 15%».
Ma dove vanno i molisani a curarsi? Le principali mete sono: in regime ordinario Abruzzo (34%), Lazio (20%) e Puglia (11%); in regime diurno (day hospital) Lazio (37%), Abruzzo (28%) e Campania (12%).
Mentre le principali macrocategorie di diagnosi su cui è stata rilevata una fuga sanitaria riguardano: l’apparato muscolo scheletrico (ad esempio “sostituzioni di articolazioni maggiori e reimpianto degli arti inferiori”); la gravidanza, il parto e puerperio; malattie e disturbi mieloproliferativi e neoplasie scarsamente differenziate; malattie e disturbi dell’apparato respiratorio.
Il San Pio di Vasto era uno dei principali attrattori di future mamme soprattutto del basso Molise. Il primario Vincenzo Biondelli ha vinto il concorso per la guida del reparto del San Timoteo e si è insediato a Termoli, tornando a casa, il 1 novembre scorso. Sul fronte dell’Ortopedia, il neo direttore dell’unità operativa complessa del Cardarelli, Giuseppe Melucci che è arrivato dal Maggiore di Bologna, punta sul trattamento dei traumi in regione. La camera iperbarica di Larino, riattivata da qualche mese, ha già prodotto una media del 40% di prestazioni per pazienti extraregionale. Queste sono alcune delle iniziative portate a compimento dalla governance dell’Asrem per ridurre la mobilità passiva.
Per quanto riguarda la “produzione” degli ospedali dell’Asrem (Campobasso, Termoli, Isernia e Agnone), i ricoveri del 2023 sono stati 21mila.
Al Cardarelli sono andati i casi più complessi (si è registrata lì la percentuale più alta di ricoveri chirurgici sul totale di quelli ordinari). Al San Timoteo, si legge nel Piano, si rileva una degenza media
inferiore rispetto agli altri presidi, una percentuale di pazienti over 65 anni più alta (a eccezione del presidio di zona disagiata Caracciolo di Agnone) e una elevata percentuale di ricoveri a elevato rischio di inappropriatezza. Al Veneziale, invece, la maggiore percentuale di ricoveri di residenti di altre regioni (mobilità attiva extra regionale), ma anche la percentuale più bassa di ricoveri chirurgici e una elevata percentuale di ricoveri ad elevato rischio di inappropriatezza. Infine, al Caracciolo sono stati ricoverati prevalentemente pazienti over 65, con casistica di bassa complessità e un numero elevato di ricoveri a elevato rischio di inappropriatezza.
Per i ricoveri erogati in regime diurno se ne sono riscontrati circa 4.000 ricoveri a cui sono correlati circa 17.000 accessi giornalieri. Il presidio di Termoli è quello dove si rileva la maggiore percentuale di casi di tipo chirurgico e una percentuale di ricoveri di anziani elevata, come a Isernia. Ad Agnone invece la percentuale maggiore di mobilità attiva ma anche un elevato numero di day hospital di tipo medico caratterizzati da un unico accesso.

r.i.

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