Il presidente del comitato San Timoteo di Termoli Nicola Felice torna a suonare la carica in vista del doppio impegno politico e istituzionale di oggi sul piano di riordino della sanità in Molise. “Si apprende dalla stampa la convocazione dell’assemblea regionale del Pd, fissata alle ore 17 in prima convocazione e alle 17,30 in seconda, con all’ordine del giorno la programmazione sanitaria regionale. Si ha la sensazione, se non la certezza, che la seduta del Consiglio Regionale, già precedentemente convocata per oggi stesso alle 10.30, per trattare l’argomento sanità, da tempo atteso da sindaci, comitati, associazioni, non porterà ad alcuna conclusione. Presumiamo che, dopo la consolidata prassi di ritardare l’inizio dei lavori consiliari, dall’ora prefissata, il Presidente della Giunta Regionale, con il necessario e lungo intervento, illustrerà il punto all’ordine del giorno – Piano Sanitario Regionale: Programma operativo 2013-2015. Successivamente, sempre come prassi, ci sarà la sospensione della seduta, per pausa pranzo, con il rinvio al pomeriggio, non prima delle 16, per la ripresa del dibattito. Vista la concomitanza, nel giorno e nell’ora, dei due importanti eventi, si pone la domanda: i consiglieri regionali del gruppo Pd parteciperanno alla ripresa dei lavori del Consiglio Regionale oppure decideranno di partecipare all’assemblea di partito? La scelta da parte dei consiglieri regionali del Pd, non è indifferente, ma riveste una grandissima importanza.

Qualora i consiglieri regionali del Pd disertassero la seduta consiliare, partecipando all’assemblea di partito, la seduta del Consiglio Regionale subirebbe letteralmente un aborto; nel venire a mancare il gruppo (Pd), il più numeroso non solo della maggioranza, ma dell’intero Consiglio, si dovrà registrare il fallimento della tanto attesa seduta monotematica sulla sanità, poiché la stessa seduta non produrrà alcun risultato. Se il Consiglio Regionale di lunedì non produrrà atti deliberativi, con indirizzi ed impegni che il Presidente della Giunta Regionale dovrà assumere sulla programmazione sanitaria regionale, chi presenzierà assisterà ad una seduta di sole sterili chiacchiere dei consiglieri, di ogni appartenenza partitica. Della tanto attesa seduta, resterà solo una sceneggiata teatrale, in cui ognuno recita la sua parte, della serie napoletana adda’ passà ‘a nuttata, o, se si preferisce, dal film Via col vento, domani è un altro giorno. Ci si chiede il perché l’assemblea regionale del Pd non si è tenuta prima di lunedì 16, consentendo la definizione delle scelte sulla sanità del partito, per poi il gruppo consiliare regionale prospettarle, alla luce del sole, nella seduta monotematica. Se dovesse accadere quanto sopra prospettato, ma che noi non auspichiamo, il Pd si assumerebbe tutte le responsabilità sull’aborto della seduta.

Non solo: il Pd darebbe un’altra ottima occasione a tanti consiglieri regionali, che finora si sono chiusi in un silenzio assordante o al più hanno espresso qualche flebile pensiero a riguardo in perfetto politichese con soliti comunicati stampa di circostanza, di nascondersi ancora sul tema sanità. Detti consiglieri potranno continuare a essere immuni dalle contrarietà, critiche, ribellioni che da tempo sono espresse in ogni forma e luogo, dai Comitati, Associazioni, Sindaci di tutto il Molise, ritenendo che le stesse ricadranno ancora sul Pd, soprattutto sull’attuale capo espiatorio: Paolo Frattura Presidente e Commissario ad acta della sanità. Se dovesse malauguratamente accadere quanto sopra, riteniamo sia giusto oltre che indispensabile stigmatizzare il tutto, portando a conoscenza dei molisani tatticismi, trucchi e trucchetti che la nostra classe politica, amministrativa e dirigenziale, da anni utilizza senza ritegno alle spalle dei cittadini, continuamente schiaffeggiati e derisi nelle proprie legittime aspettative. Una classe politica che sulla sanità, come pure più volte accaduto su altre strategiche tematiche, non teme nemmeno di perdere la faccia di fronte ai ripetuti sberleffi che la giustizia amministrativa, leggesi sentenze del Tar, le rivolge, mettendo a nudo anche l’incapacità di legiferare”.

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